«Le banche finanziano grandi imprese spesso insolventi»
L'allarme dell'ufficio studi della CGIA di Mestre: «Alle piccole aziende e artigiani solo il 19,3% delle erogazioni»

ROMA - «Malgrado una decina di istituti di credito sia stata costretta alla chiusura e un altro paio abbia evitato la stessa fine grazie all'intervento pubblico, in linea generale le banche continuano ancora adesso a premiare chi affidabile non è, penalizzando tutti gli altri». A dirlo è l'Ufficio studi della Cgia.
Anomalia tutta italiana
«Un'anomalia tutta italiana - aggiunge la Cgia - che negli ultimi anni ci ha costretto, anche a causa della mancata restituzione dei prestiti in massima parte ascrivibili a famiglie industriali, a gruppi societari e a grandi aziende, a un maxi salvataggio di oltre 60 miliardi di euro, per oltre un terzo a carico dei contribuenti, il resto suddiviso tra azionisti, obbligazionisti e istituti bancari concorrenti».
A piccole imprese e artigiani solo il 19,3%
Per la Cgia la quota di finanziamento per cassa ottenuta dal primo 10% degli affidati è stata pari, al 31 dicembre 2018, all'80,7% del totale, mentre la quota di sofferenze in capo sempre a questo segmento di clientela è il 77,2% del totale. Non si tratterà sempre degli stessi soggetti, tuttavia, la probabilità che molti di questi lo siano è molto elevata. Per contro, il restante 90 per cento dei clienti (artigiani, negozianti, famiglie, partite Iva, lavoratori autonomi, piccoli imprenditori, etc.), ottiene solo il 19,3% dell'intero stock di finanziamenti per cassa erogati, sebbene l'incidenza delle sofferenze bancarie riconducibili a questi soggetti sia soltanto il 22,8%.
Grandi «insolventi»
«E' palese a tutti - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - che questo primo 10% di affidati non è certamente costituito da piccoli imprenditori o da titolari di partite Iva, ma quasi esclusivamente da grandi gruppi o società industriali. In linea generale non ci sarebbe nulla da obbiettare se questi ultimi fossero solvibili. Dall'analisi della distribuzione del tasso di insolvenza, invece, emerge che la stragrande maggioranza è concentrata nelle mani di questo ristrettissimo club di clienti migliori. Insomma, nei rapporti tra banche ed imprese tutto è clamorosamente rovesciato: chi riceve la quasi totalità dei prestiti presenta un livello di affidabilità bassissimo, mentre chi dimostra di essere un buon pagatore ottiene il denaro con il contagocce».
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