19 marzo 2024
Aggiornato 06:00
Conti pubblici

L'Italia rallenta, il Governatore Visco punta il dito contro il Governo per l'incertezza sui conti

È il duro richiamo del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, lanciato davanti ai big della finanza riuniti per il 25esimo Forex. Un intervento preoccupato per la tendenza negativa del Pil, lo spread «ancora elevato» e i primi segnali di una stretta creditizia

Il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco
Il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco Foto: ANSA

ROMA - L'Italia è entrata in recessione e l'orizzonte è denso di «fattori di rischio rilevanti», ma l'esecutivo continua ad avere una politica di bilancio piena di incertezze. È il duro richiamo del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, lanciato davanti ai big della finanza riuniti per il 25esimo Forex. Un intervento preoccupato per la tendenza negativa del Pil, lo spread «ancora elevato» e i primi segnali di una stretta creditizia. La terapia, secondo il numero uno di Bankitalia, è «tenere alta l'attenzione all'equilibrio dei conti» e attuare subito un «disegno organico di riforme» per "preservare la fiducia dei risparmiatori e riguadagnare quella degli investitori». Perchè se l'economia mondiale frena, quella italiana rischia il «ristagno» o una nuova crisi.

Incertezza sulla crescita

«Le prospettive dell'economia italiana - ha spiegato Visco - sono oggi meno favorevoli di un anno fa. Sono gravate da rischi al ribasso che hanno in parte origine estera, ma che continuano a riflettere in misura significativa le debolezze proprie del nostro paese, in primo luogo l'incertezza sulla crescita, oltre che sull'orientamento della politica di bilancio e sulla ripresa di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico sull'economia». E l'ammontare di titoli pubblici «da collocare sul mercato continua a essere ingente: quasi 340 miliardi per il solo rinnovo dei titoli in scadenza nel 2019».

Le riforme sono la strada obbligata

«L'incertezza sulla politica di bilancio - ha sottolineato il governatore - non si è dissipata. L'accordo con la commissione europea è stato raggiunto per il 2019, ma per il 2020-21 restano da definire numerosi aspetti e, specialmente, il futuro delle clausole di salvaguardia. Se fossero disattivate senza prevedere misure compensative, il disavanzo si collocherebbe intorno al 3% del Pil in entrambi gli anni». Le riforme quindi sono la strada obbligata perchè, «in assenza di risultati consistenti sul piano strutturale, quelli che a livello internazionale sono rallentamenti di natura congiunturale tendono da noi a trasformarsi in un ristagno o in un calo dell'attività produttiva».

Parole accolte positivamente dai banchieri in platea

«Ho apprezzato l'intervento del governatore - ha detto il numero uno dell'Abi, Antonio Patuelli - anche per quello che riguarda gli aspetti sull'equilibrio di bilancio e la necessità di riduzione del debito pubblico, che continua a crescere». Per il presidente di Unicredit, Fabrizio Saccomanni, è stata «una relazione esemplare», mentre il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro ha evidenziato l'urgenza di sostenere la crescita. «È dalla metà del 2018 che il mondo sta rallentando - ha ammonito Gros-Pietro - è un problema non italiano ma globale. Il messaggio è: facciamo ripartire gli investimenti».