Di Maio ha cambiato idea su Alitalia? E soprattutto, per l'Europa si può nazionalizzare?
Lo schema di «rinazionalizzazione» annunciato dal vicepremier è molto simile a quello smentito da lui stesso a inizio agosto in aula al Senato

ROMA - Di Maio pensa a rinazionalizzare Alitalia. Lo schema di «rinazionalizzazione» annunciato dal vicepremier e ministro è tuttavia molto simile a quello smentito da lui stesso a inizio agosto in aula al Senato rispondendo sulle indiscrezioni secondo cui il governo stava studiando una newco a capitale pubblico partecipata tra gli altri da Ferrovie, Cdp e Poste. L’operazione prospettata ora, anche se ancora non formalizzata, prevede il coinvolgimento di Ferrovie e Cassa Depositi e Prestiti. L’elemento di novità sarebbe quindi il non coinvolgimento di Poste. In Senato Di Maio aveva detto che «la nazionalizzazione old style non è fattibile per tutta una serie di norme europee che io tra l’altro vorrei ridiscutere», aggiungendo che «per questo governo (Alitalia) deve restare un vettore dello stato italiano legato a realtà produttive italiane. E allo stesso tempo voglio sincerarmi con i cittadini del fatto che non vogliamo mettere altri soldi dei contribuenti. Ce ne sono già abbastanza».
Fs, Cdp e il prestito ponte
Di Maio ha indicato ora la costituzione di una newco e una dotazione di capitale per Alitalia di almeno due miliardi. Una parte sarebbe garantita dalla conversione in equity di una parte del prestito ponte da 900 milioni erogato dallo Stato alla compagnia. La newco sarebbe necessaria per l’eventuale ingresso di Cdp, che per statuto avrebbe difficoltà a entrare in società in crisi. L'apporto di Fs ad Alitalia, che secondo indiscrezioni sarebbe di 200 milioni, «lo deciderà l'amministratore delegato Battisti. A me interessa la visione strategica industriale», continua il ministro. Secondo Di Maio, Alitalia «dovrà depurarsi di tutto quello che non ha funzionato». Sui possibili partner, il vicepremier non conferma e non smentisce le indiscrezioni circolate sui nomi di China Eastern e Delta. Anche Eni, Poste o Leonardo «se vogliono dare una mano su alcuni asset sarebbe interessante», ha osservato.
Influenzare le politiche industriali e turistiche italiane
Il vicepremier non è apparso preoccupato dei possibili ostacoli da parte dell'Ue rispetto alle intenzioni del governo che vuole creare una newco con il Mef al 15% e Fs partner strategico: «L’interlocuzione che continuerà a esserci con la Commissione europea - ha detto - mira a far sì che una parte del prestito ponte diventi equity della new company. Significa che il governo può partecipare all’interno della nuova Alitalia non per piazzare gente, non per usarla come bancomat, ma per influenzare le politiche industriali di Alitalia nell’ottica delle politiche turistiche dell’Italia. In ogni caso - ha aggiunto Di Maio - ricordiamoci che la Francia possiede il 18% di Air France».
Cosa dice l'Ue
La nazionalizzazione dovrà poi superare l’esame di Bruxelles. Come principio le norme comunitarie non vietano le nazionalizzazioni, come dimostra proprio l’Italia con l’operazione Mps. Recentemente sul dossier Alitalia è intervenuta la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, in audizione al Parlamento europeo: «Non ho informazioni sui piani del governo italiano, il caso è ancora aperto. Una parte dell’indagine - ha spiegato - riguarda gli interessi del prestito del governo perché è una delle cose importanti da guardare come in passato si è visto in casi di aiuti di Stato». L’Italia può investire in compagnie se il livello degli interessi rispecchia il mercato, e quindi non c’è un trattamento che svantaggia gli altri concorrenti. Alitalia insomma dovrà corrispondere un livello di interessi allo Stato simile a quello sul mercato dei capitali. Per la Commissione europea dunque la nazionalizzazione di Alitalia si può fare. La condizione è che lo Stato azionista «agisca nel mercato come soggetto privato». Sempre parole della Vestager, per cui «sul futuro di Alitalia non abbiamo soluzioni preferite». In Commissione europea «non ci interessa se il proprietario sia pubblico, ci interessa che il proprietario, anche se pubblico, agisca come un privato».
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