2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Manovra finanziaria

Tria nega l'ipotesi dimissioni: "Debito giù di 1 punto l'anno, non è una sfida all'Ue"

"Il mio auspicio è che spiegando la manovra l'allarme rientri. Il giudizio sul 2,4% può cambiare"

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria Foto: ANSA/MASSIMO PERCOSSI ANSA

ROMA - La nota di aggiornamento al Def punta a una crescita dell'1,6% nel 2019 e all'1,7% nel 2020, e mette in programma una discesa del peso del debito di un punto all'anno per i prossimi tre anni. "Non è una discesa forte ma maggiore di quella realizzata negli ultimi anni. E sarà garantita anche da una clausola di salvaguardia sulla spesa che sostituisce le clausole sulle entrate fiscali utilizzate finora in ogni manovra per scrivere obiettivi di deficit e debito poi sempre rivisti». Lo spiega il ministro dell'Economia Giovanni Tria in un'intervista del Sole 24 Ore. Replica anche al richiamo del Quirinale Tria, spiegando che "l'equilibrio e il pareggio di bilancio rimane un nostro obiettivo fondamentale", anche se il percorso per raggiungerlo viene "allungato nel tempo per dare spazio all'esigenza fondamentale di rilanciare la crescita». Se le condizioni lo permetteranno "si cercherà di riavviare il processo prima della fine del triennio".

"Nel 2021 quota di deficit sopra il 2% tutta di investimenti pubblici aggiuntivi"
I mercati hanno subito reagito mostrando tensione, ma Tria, proprio come Salvini e Di Maio, non sembra affatto preoccupato: "Il mio auspicio è che spiegando la manovra che stiamo preparando, e gli strumenti che mette in campo per l'obiettivo centrale della crescita, l'allarme rientri». E per crescere non ci sono solo più investimenti privati, "favoriti anche dalle misure fiscali", ma anche un aumento degli investimenti pubblici. "Abbiamo messo in bilancio circa due decimali di Pil aggiuntivi per il 2019, per poi arrivare a quattro decimali (6, 5 miliardi) aggiuntivi nel 2021 rispetto al tendenziale. In sostanza - spiega Tria - nel triennio gli investimenti pubblici addizionali saranno di circa 15 miliardi e si recupererà metà della perdita accumulata negli ultimi dieci anni in termini di Pil». In questo modo, nel 2021, la quota di deficit sopra il 2% è "tutta di investimenti pubblici aggiuntivi".

"Il giudizio sul 2,4% può cambiare"
La manovra "non è una sfida all'Ue", anche se Tria ammette di tendersi conto delle "preoccupazioni europee e del fatto che i livelli di deficit previsti non rispondono agli accordi Ue». Si può dunque aprire una discussione e "il giudizio sul 2,4% può cambiare». Sul disavanzo, "con i ministri di spesa la mediazione c'è stata e non da poco. Partivamo da un tendenziale al 2%", spiega il ministro, che assicura: "Mai minacciato le dimissioni». Senza intesa nel governo, aggiunge, "avremmo avuto rischio di instabilità politica e ancora bassa crescita». Riguardo al superamento della legge Fornero, dice, "ha un costo", ma lo svecchiamento dei lavoratori "è necessario per aumentare la produttività, anche nella PA, e favorirà in gran parte i giovani. E sul tanto discusso reddito di cittadinanza "dovrà essere contemporaneamente un intervento di stabilizzazione sociale e di politica attiva del lavoro». Sul rischio che sia un incentivo al lavoro sommerso, "su mio mandato la Guardia di Finanza sta mettendo a punto un piano specifico di controllo, proprio per evitalo".