21 marzo 2023
Aggiornato 11:00
Manovra finanziaria

Moscovici paventa un futuro nero: “Manovra autolesionistica, alla fine sarà il popolo a pagare”

Il commissario europeo agli Affari economici parte subito in pressing sull’Italia per evitare quella che ritiene sarebbe una manovra autolesionistica

BRUXELLES - Con un deficit al 2,4 per cento il Bilancio che il governo sta disegnando sembra porsi «fuori dai paletti delle regole europee». Il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici parte subito in pressing sull’Italia per evitare quella che ritiene sarebbe una manovra autolesionistica. Non minaccia sanzioni ma dice di voler riavviare il dialogo, per evitare che si compiano passi che finirebbero drenare risorse in un Paese che con un debito così elevato ha le mani legate. «E alla fine è sempre il popolo a pagare». Ecco il resoconto di quanto affermato dall’Eurocommissario in una intervista a Bfm Radio Montecarlo. Sul deficit «innanzitutto ci sta il 2,4% e gli italiani diranno che è meno che in Francia, non è del tutto vero, per due motivi, il primo è che in Francia il deficit continuerà a calare mentre quello italiano continuerà a salire, il secondo è che accanto ai deficit nominali ci sono i deficit strutturali, che sono indipendenti dalla crescita, ed è verosimile che quello italiano salirà mentre quello della Francia continuerà a calare. Quindi – ha detto Moscovici – queste cifre non sono paragonabili. E poi alla fine quello che conta è la dinamica e c’è sempre il debito. E abbiamo delle regole per quello, che devono fare in modo che il debito pubblico non aumenti».

Tre possibilità
«Non reagirò a caldo, il 15 ottobre il bilancio arriverò sul mio tavolo e i miei servizi lo valuteranno. Ci sono tre possibilità, la prima è che diciamo che il bilancio vada bene. La seconda è che potrei dire che non va bene e che servono delle correzioni. La terza è che il bilancio potrebbe non andare del tutto e che noi lo rigettiamo. Questa è una possibilità che finora non si è mai verificata e di fondo noi non abbiamo interesse a una crisi tra la Commissione europea e l’Italia, nessuno vi ha interesse perché l’Italia è un Paese importante della zona euro. Ma nemmeno – ha aggiunto – abbiamo interesse a che l’Italia non rispetti le regole e non riduca il suo debito che resta esplosivo».

"Fuori dai paletti delle regole Ue"
Ad ogni modo quello italiano «è un bilancio che oggi sembra fuori dai paletti delle nostre regole, in cui un paese, l’Italia, che ha 130 per cento di debito-Pil sceglie l’espansione del Bilancio. Non ho nulla contro dare di più agli italiani, dico che si può benissimo fare misure sociali e al tempo stesso ridurre il deficit, facendo delle scelte e tagliando le spese improduttive, aumentando quelle che preparano al futuro». «Ci sono delle regole, l’Italia è la culla della democrazia come la Grecia e ci sta una frase latina che dice ‘pacta sunt servanda’. Se il debito aumenta crei una situazione instabile, farò in modo con il mio dialogo con le autorità italiane, che riavvierò da subito, vedo lunedì all’Eurogruppo il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che l’Italia sia capace di restare nello spirito comune. Le sanzioni teoricamente sono possibili, ma prendono molto tempo e io non sono un burocrate e non sono nello spirito delle sanzioni – ha assicurato Moscovici -. Credo che anche nel governo ci siano delle contraddizioni. Il mio interlocutore è il ministro Tria».

Cosa succede se aumenta il debito, secondo lui
«Se gli italiani continuano a indebitarsi sapete cosa succede? I tassi aumentano, il servizio del debito, cioè il rimborso del debito diventa più pesante» e tutti i fondi che vi saranno destinati verranno sottratti ad altro. «Non bisogna sbagliare: non bisogna togliere un euro alle autostrade, all’educazione e alla giustizia sociale. Quando si è indebitati si è legati e non si può agire, non si hanno più margini. Qui parlare non è un burocrate di Bruxelles: sono convinto che non sia nell’interesse dell’Italia fare così. Fare rilancio quando si ha un debito molto elevato finisce per rivoltarsi contro chi lo fa e alla fine – ha concluso Moscovici – è sempre il popolo a pagare».