19 marzo 2024
Aggiornato 04:00
Governo

Perché la sacrosanta idea di Borghi su Monte Paschi ha scatenato la furia della sinistra e dei poteri sovranazionali

Dopo aver distrutto il patrimonio pubblico italiano, il governo nascente vorrebbe nazionalizzare una banca che è già statale

Claudio Borghi e Pier Carlo Padoan
Claudio Borghi e Pier Carlo Padoan Foto: ANSA

ROMA - Nel mondo capovolto di questi tempi bui le sacrosante parole del senatore Claudio Borghi scatenano il doveroso inferno nei mercati finanziari - vedremo dopo il perché - ma soprattutto la reazione rabbiosa e isterica della sinistra italiana, ormai ridotta a megafono dei poteri sovranazionali che hanno ridotto a brandelli la democrazia. Perduta la battaglia novecentesca, gli eredi della lotta di classe hanno deciso da che parte stare: con le banche. E da quel punto, per altro confortevole, non si spostano nonostante l'ampio sconfinamento nel senso del ridicolo. Con il plauso della carta stampata e delle televisioni, che sparano colpi di artiglieria disinformativa su una vicenda che tocca gli interessi non solo degli speculatori finanziari, ma anche di vari editori: figure che, ovviamente, per molti aspetti coincidono. 

Borghi il sacrilego
Che cosa ha detto Claudio Borghi di tanto scandaloso? Dati i tempi correnti connotati da un totalitarismo ideologico globale e senza precedenti storici – mai come nell'epoca post ideologica a dominare è l'ordoliberismo su ogni piano del vivente – non poteva non incorrere negli strali, sostenendo che Monti Paschi Siena debba essere nazionalizzata. La parola in sé evoca scenari apocalittici, dittature sudamericane, bandiere rosse o nere a seconda dei gusti, nelle segrete stanze europeiste che prendono ordini dagli istituti di credito finanziari globali. Ma, in realtà, si tratta di una misura di chiaro stampo liberale, scuola economica classica, antica di quasi tre secoli: la base del capitalismo. Ma, è cosa nota, i tempi sono quelli che sono e ci si deve accontentare dei megafoni di televisioni e giornali unificati che sbraitano accuse senza capo né coda. Questo perché ora il semplice piano che prevede il risanamento, a spese dell'ignaro contribuente italiano, della banca più antica del mondo, e la successiva (s)vendita sul mercato, potrebbe vacillare. In fondo, fino ad oggi tutto è andato nel migliore dei modi: il patrimonio pubblico italiano – bancario, industriale e infrastrutturale – ha seguito esattamente questa procedura: gli italiani, e lo Stato, lo hanno costruito, mantenuto ed eventualmente risanato; ma poi, alla fine, dato che si devono sempre seguire le ragioni del mercato, è stato tutto venduto. Gli esempi potrebbero essere infiniti, a partire da Telecom che, saldamente nelle mani di un fondo di investimento speculativo statunitense – con l'aiuto di Cassa Depositi e Prestiti – ha annunciato il licenziamento di migliaia di dipendenti.

Basta saccheggio
Claudio Borghi ha sostenuto, e sostiene nonostante il brutale attacco a mercati aperti, che questo processo deve essere invertito. E lo fa, correttamente, partendo proprio da una banca, anzi, da «la» banca per eccellenza: Monte Paschi Siena. Borghi, non si quanto sia seguito dal nuovo governo pentaleghista, chiede che gli innumerevoli fondi pubblici che i vari governi hanno destinato al risanamento della banca più antica del mondo non siano regalati a qualche speculatore. Non solo: fa intendere che Mps potrebbe diventare una banca degli investimenti pubblica da affiancare a Cassa Depositi e Prestiti. E' chiaro come un simile progetto, per di più sbandierato su tutti mezzi di comunicazione, abbia subito lo scomposto attacco di questi giorni a suon di vendite e cali a doppia cifra sul mercato azionario. Eppure, nel paradosso generale, Borghi sta dicendo chiaramente che Monte Paschi Siena potrebbe diventare, se la nazionalizzazione andrà in porto, la banca più sicura del mondo. Perché controllata, e garantita quindi, dallo Stato Italiano.

Sinistra allo sbando
"Le dichiarazioni dell'on. Borghi, insieme alle indicazioni fornite nella bozza di programma di Lega e M5S, hanno immediatamente creato una crisi di fiducia" sul titolo Mps. Si tratta di "un fatto molto grave che mette a repentaglio l'investimento effettuato con risorse pubbliche. Ho il dovere di ricordare a tutti gli attori politici che la fiducia si costruisce poco per volta, progressivamente, ma basta poco per distruggerla, tirandosi dietro i risparmi degli italiani che a parole si vorrebbero tutelare». Queste le dichiarazioni del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in una nota. Parole sconcertanti, perché in realtà Claudio Borghi vuole esattamente il contrario, mentre seguendo la linea tracciata da Padoan, e Renzi, Monte Paschi Siena ha il destino tracciato: messa sul mercato al miglior offerente. Un pezzo del credito italiano, la storia del capitalismo mondiale. Il titolo è finito sulle montagne russe, con forti vendite provenienti dall'estero: ovvero, da dove vi era la certezza di poter acquistare con pochi spiccioli entro breve tempo. Borghi, tuttavia, non si è pentito delle parole pronunciate: "Ma di cosa dovrei pentirmi? Queste cose sul Monte le ho sempre dette. È bene che certuni si abituino ad avere partiti che fanno quel che hanno promesso in campagna elettorale. Andremo a Bruxelles e ridiscuteremo il piano». Ora si tratta di vedere se su questo punto il prossimo governo riuscirà a tenere dritta la barra, o sarà costretto a precipitosi dietrofront causati dalla speculazione non solo finanziaria. L'isteria generale, comprensibile perché la proposta di Borghi è realmente di rottura, potrebbe acuirsi nei prossimi giorni fino a diventare insostenibile per il nuovo governo.