Perché la grande sfida dell'economia italiana è quella della sanità cinese
L'ultimo treno per Pechino è in partenza e il Belpaese deve salire a bordo per non perdere una grande occasione. Entro il 2020 la Cina sarà il paese con la popolazione più anziana del mondo
PECHINO – Oltre la Grande Muraglia c'è una vera e propria bomba a orologeria, che per l'Italia potrebbe trasformarsi in un tesoro. L'ultimo treno per Pechino è in partenza e il Belpaese deve salire a bordo per non perdere una grande occasione. La scommessa che il nostro Paese deve vincere è quella della sanità cinese, perché oggi in Cina ci sono oltre 122 milioni di ultrasessantacinquenni ed entro il 2020 sarà il paese con la popolazione più vecchia del mondo. E avrà bisogno di medicinali, ospedali, case di riposo, professionisti sanitari. Tanti. Un business da far girare la testa. Basti pensare che dal 2006 al 2011, il giro d'affari del settore sanitario cinese è più che raddoppiato, passando da 156 a 357 miliardi di dollari. Ma questo è niente se consideriamo quello che accadrà nel giro dei prossimi anni. Ecco perché l'healthcare del Dragone fa gola a tutti e le aziende straniere si affaccendano in quel di Pechino come tante api intorno al miele.
La mutazione dell'economia cinese
La crescita economica cinese rallenta. E il Dragone sta cercando di convertire il suo modello di sviluppo per favorire un'economia più equilibrata. Finora era basata soprattutto sulle esportazioni – attraverso l'invasione dei mercati stranieri con prodotti estremamente competitivi perché a basso costo - e sugli investimenti, ma ora il governo insegue l'aumento della domanda interna e quindi quello dei consumi. C'è però un grande ostacolo sulla strada intrapresa da Pechino: finché non miglioreranno le loro condizioni sanitarie, i cittadini cinesi dovranno continuare a risparmiare il più possibile per far fronte alle spese mediche. Limitando, inevitabilmente, i consumi e frenando perciò la crescita della domanda interna.
La sfida con il sistema sanitario americano
Ecco allora perché possono aprirsi grandi margini di profitto per le imprese occidentali. E quelle europee potrebbero riuscire di gran lunga a battere le concorrenti americane. Finora, infatti, il sistema sanitario americano era stato il più importante punto di riferimento dei cittadini cinesi bisognosi di cure mediche, ma è molto costoso e non offre una copertura universale come la maggior parte dei sistemi sanitari europei. Non sorprende, quindi, che da circa un paio d'anni si stia parlando di una possibile futura cooperazione tra il sistema sanitario francese e quello cinese. Soprattutto perché entro il 2020 la Cina sarà il paese con la popolazione più anziana del mondo e avrà bisogno di molti più medici, ospedali e case di riposo di quanti non ce ne siano ora al di là della Grande Muraglia.
Un giro d'affari da mille miliardi di dollari
Un giro d'affari da svariate centinaia di miliardi di dollari. E c'è spazio anche per l'Italia, che vanta un sistema sanitario d'eccellenza a livello mondiale. La sfida è perfettamente alla nostra portata e il Belpaese non può permettersi di perdere questo treno. Ma le altre imprese ci stanno battendo sul tempo. Non a caso le grandi multinazionali farmaceutiche hanno scommesso da tempo su Pechino e allungato verso la Cina i loro tentacoli. Dal 2006 a oggi, ben 13 delle 20 principali case farmaceutiche mondiali hanno aperto centri di R&S in Cina. Altre ancora, come la Baxter, hanno deciso di spostare a Shanghai il loro quartier generale. Pechino ha accolto tutti i colossi della sanità mondiale a braccia aperte e nei prossimi anni l'healtcare cinese continuerà a svilupparsi a un ritmo formidabile con una spesa complessiva che supererà i mille miliardi di dollari entro il 2020. Per il Belpaese non c'è altro tempo da perdere.
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