Eni più forte che mai, Descalzi: «L'Italia è il cuore della nostra ricerca»
L'intervista al Corriere Economia dell'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi
ROMA – Eni alla riscossa. Dopo gli ultimi successi esplorativi e la conferma di essere ancora nella lista delle cento aziende più sostenibili del mondo, il Cane a sei zampe vanta la crescita più importante della sua storia. Parla l'amministratore delegato, Claudio Descalzi.
La crescita più importante della storia di Eni
«I nostri numeri oggi parlano chiaro: negli ultimi tre anni, con un barile in media a 65 dollari, abbiamo prodotto la stessa cassa operativa del precedente triennio, quando il prezzo era in media 110 dollari. Sono circa 35 miliardi di dollari. Certo, dobbiamo molto ai nostri successi esplorativi, ma con investimenti inferiori del 33% abbiamo registrato la crescita produttiva più importante nella storia dell'Eni, raggiungendo un livello di produzione record di 1,85 milioni di barili al giorno». Lo ha affermato l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, in un'intervista al Corriere Economia, dove viene sottolineato che il gruppo Eni ha superato lo stress test del prezzo del barile sceso da 114 fino a 27 dollari e risalito sopra quota 50 solo dopo l'ultimo storico accordo Opec-Non Opec.
Meglio comprare asset che aziende
Secondo Descalzi è «difficile» dire dove arriverà a fine anno il prezzo del petrolio. «In media annua - ha detto - pensiamo che possa situarsi intorno ai 55 dollari, con aspettative di crescita nel corso del quadriennio. Ma solo quando si sarà diradata la nebbia delle scorte potremo avere maggior chiarezza: ci sono circa 3,2 miliardi di barili nel mondo, e 5-600 milioni dovrebbero sparire per tornare a una situazione considerata normale».Nel futuro, l'ad del gruppo auspica di replicare i successi e la politica più assennata resta quella di comprare asset piuttosto che aziende, «più difficili da digerire». Eni è uscita «molto bene dallo stress test che abbiamo fatto nel triennio scorso» e «siamo molto più solidi di prima». Insomma, ha detto, «la cura dimagrante c'è stata», ma è avvenuta rafforzando i muscoli dell'Eni.
L'Italia è al centro
E senza mandare a casa nessuno. L'industria nel suo complesso ha perso in questo periodo 440 mila persone, Eni invece ne ha assunte mille. Nessun dubbio sulla centralità dell'Italia: «L'Italia è la sede di un know-how importantissimo, tutta la parte di calcolo e i modelli proprietari, tutta la ricerca scientifica e l'ingegneria sono qui».A proposito delle prospettive per l'economia legate alla nuova amministrazione Usa, l'ad di Eni ha osservato che «come Trump stesso ha ripetutamente sostenuto la sua politica economica avrà impatto soprattutto sugli Stati Uniti, in termini di maggiori investimenti interni e lavoro». Se la focalizzazione sull'interno sarà forte ci saranno ritorni per tutti i settori economici in generale, non solo per quello petrolifero. E se i consumi interni di petrolio e gas dovessero salire, gli Stati Uniti hanno comunque le risorse e la capacità per rispondere all'aumento della domanda con più offerta 'shale'.
Descalzi: Rispetto la magistratura ma sono tranquillo
Quanto al passo indietro sull'ambiente, Descalzi ha sottolineato che «i Paesi che hanno preso impegni ambientali, come l'Europa ma non solo, andranno avanti qualsiasi cosa pensi di fare Trump. Noi come Eni faremo così». Secondo Descalzi inoltre «per l'Europa un riavvicinamento Usa-Russia sarebbe positivo, viste le nostre relazioni commerciali dirette. Ma non si può non rilevare che sullo scenario internazionale la Russia, malgrado le mani legate dalle sanzioni, si sia mossa in modo molto dinamico».Sulla Libia, pur riconoscendo che «l'orizzonte rimane ancora molto oscuro», secondo Descalzi potrebbe avviarsi «una dinamica che fa ben sperare». Secondo l'ad del Cane a sei zampe se lasciassimo i libici lavorare da soli a casa loro, senza ingerenze esterne, «avrebbero già trovato una soluzione». Quanto a un possibile ritorno in Iran ha affermato: il Paese ha enormi potenziali ma «al momento sul tavolo non c'è ancora nulla di concreto».Infine, sulla questione del giacimento nigeriano Opl 245 dove è indagato per corruzione internazionale, ha affermato: «Rispetto la magistratura ma sono assolutamente tranquillo e penso che prima o poi, con i tempi che saranno necessari, ciò sarà confermato».