24 aprile 2024
Aggiornato 07:30
il richiamo all'UE

Banche e bail in, ecco perché il Fmi appoggia la linea dell'Italia e boccia quella tedesca

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, la normativa sul bail in potrebbe essere inadeguata e le autorità non sarebbero in grado di prevedere le conseguenze dell'applicazione di queste regole

ROMA - Se non è una richiesta di revisione delle regole europee sul bail in poco ci manca. Nel suo rapporto annuale sull'area euro, il Fondo monetario internazionale non solo richiama l'Ue a più miti consigli sui limiti agli aiuti di Stato alle banche, raccomandando «flessibilità quando l'intervento pubblico sia giustificato» (in situazioni di crisi). Non solo appoggia apertamente i meccanismi di supporto allo smaltimento dei crediti deteriorati, esattamente come il fondo Atlante in Italia. Ma si schiera a favore della Penisola anche su altre altre due questioni-chiave, nel dibattito dove spesso Roma si trova opposta all'intransigenza della Germania.

La normativa sul bail in potrebbe essere inadeguata
La prima è il problema dell'autosalvataggio, il famigerato "bail in" previsto dalla direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie (Brrd). Innanzitutto, secondo il Fmi bisogna «limitare le sorprese da bail in» e questo richiede «una chiara comunicazione» sulle differenze di trattamento tra classi e tipologie di creditori. «Oppure andrebbe stabilita una modalità di trattamento unica». Implicitamente, quello che dice il rapporto è che su questo aspetto l'Ue non ha dato adeguata pubblicità alle nuove norme. E che potrebbero essere addirittura inadeguate.

La transizione non è stata (affatto) morbida
Inoltre «le autorità di risoluzione Ue e nazionali dovrebbero stabilire più rapidamente i requisiti minimi di fondi propri e sulle attività ad essi ammissibili per chiarificare come si potrebbero assorbire le perdite nelle banche». Si tratta di nuovo di osservazioni critiche e questo risvolto negativo diventa ancora più chiaro quanto il Fmi aggiunge che «in generale l'incertezza regolamentare sui nuovi requisiti andrebbe ridotta in modo da consentire alle banche una transizione morbida». Ovvero: la transizione non è stata morbida.

Le autorità non sanno cosa aspettarsi
Infine, e questa forse è la richiesta che più implicitamente pende per una revisione, «per assicurare che la Brrd funzioni ordinatamente durante una crisi, le autorità di vigilanza e risoluzione dovrebbero testare come opererebbero il bail in e il coordinamento transfrontaliero, specialmente su banche grandi e articolate».In altri termini, secondo il Fmi le autorità Ue non hanno la minima idea di cosa succederebbe applicando queste regole in un quadro di crisi dimensionalmente serio. Il secondo aspetto chiave su cui il Fmi si schiera a favore della linea italiana (e non solo), e contro quella tedesca, è sull'imposizione di limiti al possesso di titoli di Stato da parte delle banche, o esposizione al rischio sovrano.

Viene bocciata l'opzione tedesca
Da tempo la Germania preme perché in Europa si piantino paletti più stringenti. L'Italia, la Francia e altri Stati si sono opposti e su questo alla fine sono riusciti a far schierare dalla loro parte anche la Commissione europea. Si è così concluso che la questione vada affrontata a livello globale presso il Comitato di Basilea. Secondo il Fmi un inquadramento più prudenziale dell'esposizione sovrana delle banche potrebbe essere preso in cosiderazione e attuato «gradualmente». Ma questo, precisa il rapporto «seguendo le linee guida del riesame internazionale avviato dal Comitato di Basilea».In pratica, viene bocciata l'idea tedesca che l'Europa possa muoversi da sola su questo terreno.