28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Politica monetaria USA

Yellen, rischio Brexit e incognita occupazione. I dubbi della Fed sul rialzo dei tassi

Durante l'evento svoltosi al World Affairs Council, il governatore della Fed si è però guardata bene dal citare un mese preciso in cui le cose potrebbero cambiare così come aveva fatto da Harvard il 27 maggio scorso.

NEW YORK - Chi si aspettava da Janet Yellen un'indicazione precisa della tempistica con cui la Federal Reserve alzerà i tassi è rimasto oggi deluso ma gli investitori possono essere certi (salvo sorprese) che nella riunione del 14 e 15 giugno prossimo il costo del denaro in USA rimarrà allo 0,25-0,5%. Là fu portato lo scorso dicembre, quando ci fu una stretta (la prima dal giugno 2006) di 25 punti base mettendo ufficialmente fine a una politica monetaria estremamente accomodante iniziata sul fronte dei tassi nel dicembre del 2008. Quella politica è oggi «moderatamente accomodante» e in quanto tale «appropriata», ha detto Yellen in un discorso pronunciato da Philadelphia.

Durante l'evento svoltosi al World Affairs Council, il governatore della Fed si è però guardata bene dal citare un mese preciso in cui le cose potrebbero cambiare così come aveva fatto da Harvard il 27 maggio scorso. Anzi, rispetto ad allora la prima donna alla guida della banca centrale Usa è stata un pochino più vaga pur lasciando aperta la porta a una stretta a luglio. Se alla fine del mese scorso aveva detto che potrebbe essere appropriato alzare i tassi «nei mesi prossimi», oggi Yellen ha detto di continuare a credere che «sarà appropriato ridurre gradualmente il grado della politica monetaria accomodante, sempre che le condizioni del mercato del lavoro si rafforzino ulteriormente e che l'inflazione continui a fare progressi verso l'obiettivo» della Fed del 2% di crescita annuale. Come a fine maggio, Yellen resta ottimista sull'andamento dell'economia ma ha ammesso che il rapporto dell'occupazione americana di maggio diffuso venerdì scorso è stato «deludente». D'altra parte, soltanto 38mila posti di lavoro sono stati creati lo scorso mese, decisamente meno dei 158mila attesi dagli analisti e pari ai minimi del 2010.

Yellen ha fatto capire che alla luce di quel rapporto e in vista di una serie di incertezze «notevoli e inevitabili» le previsioni per l'economia Usa potrebbero esserne condizionate. E' quindi meglio aspettare e continuare a monitorare la situazione. Oltre alla cosiddetta «Brexit» che potrebbe avere «ripercussioni economiche significative», lei ha citato la crescita globale lenta, i deboli investimenti aziendali, la bassa produttività Usa e un'inflazione che resta bassa anche se - secondo Yellen - ritornerà a salire. La Cina poi «richiede un'attenzione continua». Ma il successore di Ben Bernanke ha voluto sottolineare come in generale il mercato del lavoro sia «positivo» e come molta strada sia stata fatta dalla Grande Recessione, la peggiore crisi economico-finanziaria dalla Grande Depressione degli Anni '30 del secolo scorso.

«Parlando per me stessa, anche se l'economia recentemente è stata condizionata da un mix di forze controbilancianti, vedo buoni motivi per aspettarmi che le forze positive a sostegno della crescita economica e di un'inflazione alta continueranno ad avere la meglio su quelli negativi. Come risultato, mi aspetto che l'espansione economica continui, con il mercato del lavoro che migliora ulteriormente e il Pil che cresce moderatamente», ha detto.

Mentre prende tempo, Yellen è tornata a ripetere che le decisioni della Fed «non sono prederminate»: esse dipendono dai dati macroeconomici, che se continueranno a migliorare dimostrando che il rapporto dell'occupazione di maggio è stato un'anomalia allora un rialzo dei tassi diventerà più probabile. Una stretta estiva resta dunque un dubbio che accompagnerà gli investitori ancora per un po'. A giudicare però dall'accelerazione dell'azionario dopo il discorso di Yellen, il mercato sembra essere portato a credere che non se ne parlerà prima di settembre. O semplicemente è rassicurato dal fatto che se una stretta ci sarà, è perché l'economia Usa non sta andando male come temuto venerdì scorso. Stando ai future sui Fed Funds, usati dagli investitori per scommettere sulle mosse della Fed, le probabilità di un rialzo dei tassi la settimana prossima sono solo al 4%, in calo dal 21% precedente alla diffusione sul rapporto sull'occupazione; per luglio si è passati al 31% dal 58%.