27 agosto 2025
Aggiornato 19:30
l'italia cresce meno degli altri paesi dell'eurozona

Ue, l'economia italiana corre dei rischi nonostante la ripresa

Secondo il Country Report dell'Ue l'Italia cresce meno della media dell'Eurozona, e resta bassa la sua competitività

BRUXELLES - In Italia, «nel 2015 è iniziata una graduale ripresa, ma persistono rischi». Lo afferma la Commissione europea nel suo "country report" dedicato all'economia italiana, pubblicato oggi a Bruxelles. I «country report» sono documenti tecnici di analisi delle economie e delle condizioni per la crescita dei paesi dell'Eurozona.

Una modesta espansione nel 2015
Secondo il rapporto, in Italia «l'attività economica ha registrato una modesta espansione nel 2015 e dovrebbe rafforzarsi nel 2016 e nel 2017. Le prospettive positive sono avvalorate dalle migliori condizioni di finanziamento, dalla maggiore fiducia, da un orientamento di bilancio propizio alla crescita, dalle migliori prospettive del mercato del lavoro e dai bassi prezzi del petrolio».

La ripresa è debole rispetto agli altri paesi dell'Eurozona
«La ripresa - avverte la Commissione - è tuttavia più debole rispetto alla zona euro nel complesso, ed è esposta a rischi di revisione al ribasso. Sulle prospettive pesano in particolare il rallentamento sui mercati emergenti e le recenti turbolenze sui mercati finanziari». E questo anche se «l'occupazione ha cominciato ad aumentare, sia in termini di 'teste' sia per ore lavorate, già a metà 2014 e da fine 2014", mentre "il tasso di disoccupazione è in diminuzione».

L'elevato debito pubblico espone il paese a shock esterni
Nei fatti, rileva il rapporto, «la crescita della produttività continua a trascinarsi, a causa soprattutto del persistere di ostacoli strutturali all'allocazione efficiente delle risorse nell'economia. La crescita fiacca che ne consegue complica il percorso verso la riduzione dell'elevato debito pubblico e il recupero della competitività. L'elevato debito pubblico continua, a sua volta, a penalizzare la performance economica dell'Italia e a esporre il paese agli shock esterni».

Si è allargato il divario con l'Europa
In Italia, ricorda la Commissione, «nonostante le considerevoli misure adottate a livello nazionale ed europeo, fino al 2014 l'economia ha continuato a contrarsi. Nel 2015 il Pil reale dell'Italia è tornato ai livelli dei primi anni 2000, mentre il Pil della zona euro era superiore a quei livelli di oltre il 10%. Gli investimenti hanno registrato una drastica flessione, in media più accentuata che nel resto della zona euro"... E si è "allargato il divario che separa la crescita potenziale dell'Italia dal resto della zona euro».

I crediti deteriorati indeboliscono la crescita
«Le quote italiane del mercato delle esportazioni - continua il rapporto - sono scese considerevolmente fino al 2009 senza che la competitività migliorasse negli anni successivi, anche a causa della reattività lenta di prezzi e salari agli shock economici», osserva ancora la Commissione, riconoscendo poi comunque che «dal 2010 l'Italia ha nel complesso stabilizzato le sue quote del mercato delle esportazioni dopo aver registrato ingenti perdite negli anni precedenti». La competitività dell'Italia, tuttavia, «risente della specializzazione merceologica del paese e dall'elevata percentuale di piccole imprese con posizione debole sui mercati internazionali». Quanto al settore finanziario, «sebbene abbia dimostrato una relativa resilienza durante la crisi finanziaria mondiale, la prolungata recessione ha causato l'accumulo di uno stock considerevole di crediti deteriorati, indebolendo la capacità delle banche di sostenere la ripresa».