19 aprile 2024
Aggiornato 00:00
4 disoccupati su 10 rinunciano a cercare lavoro

Eurostat, l'Italia prende la maglia nera per gli "inattivi"

Meno di 1 disoccupato su 6 trova lavoro: solo il 14,3% contro il 17,9% della media comunitaria

ROMA - L'Italia è il Paese europeo dove si registra la maggior percentuale di disoccupati che rinunciano alla ricerca di un posto, finendo così nella categoria degli "inattivi». Tra il secondo e il terzo trimestre del 2015 oltre 4 disoccupati su 10 nella Penisola, il 41,6 per cento, hanno effettuato questo passaggio, secondo un rapporto pubblicato da Eurostat, l'ente di statistica comunitario. Si tratta della quota più elevata di tutta l'Ue e più del doppio della media, pari al 19,4 per cento.

L'Italia è la maglia nera d'Europa
Prendendo a riferimento i disoccupati nella fascia di età 15-74 anni, sempre in Italia un altro 14,3 per cento è diventato occupato (sempre tra il secondo e il terzo trimestre), a fronte del 17,9 per cento della media Ue. Il rimanente 44,2 per cento è rimasto disoccupato, rispetto al 62,7% nella media Ue. In sintesi: in Italia è più bassa la percentuale di disoccupati che trovano lavoro ed è molto più alta quella di coloro che invece, rinunciando a cercarlo, diventando inattivi.

I criteri dell'indagine statistica
Il poco invidiabile primato italiano potrebbe comunque spiegarsi in parte anche con ragioni tecniche sulla compilazione statistica. Il rapporto dell'agenzia comunitaria si basa sulle rilevazioni effettuate e comunicate dalle singole agenzie di statistica nazionali. Senza sbilanciarsi su eventuali cause economiche dei fenomeni evidenziati dai dati, da Eurostat osservano che i parametri in base ai quali gli intervistati vengono contabilizzati come "disoccupati" devono essere rispettati rigorosamente e sono, primo, l'aver attivamente cercato un posto di lavoro nelle 4 settimane precedenti all'intervista e, secondo, esser disponibili ad accettare un lavoro immediatamente o entro 2 settimane. Se non si rispetta uno di questi requisiti si finisce tra gli "inattivi".

Mancano i dati della Germania
In pratica, basta non aver effettuato una azione di ricerca attiva di lavoro per un mese per diventare statisticamente un "inattivo». Storicamente in Italia i movimenti tra disoccupati e inattivi risultano più marcati. Una controprova è quello che accade agli inattivi stessi, che nel 5 per cento dei casi in Italia passano nella categoria dei disoccupati, a fronte del 3,6 per cento della media Ue. Mentre gli inattivi che diventano occupati in Italia sono il 3,1 per cento, meno della media Ue del 3,4 per cento. Nello studio comparato, poi, mancano i dati della Germania, che essendo il Paese demograficamente ed economicamente più grande di tutta l'Unione potrebbe aver avuto effetti rilevanti sui valori medi.

Gli inattivi negli altri paesi
Questo è dovuto al fatto che per poter effettuare questa statistica le interviste trimestrali devono essere condotte sui medesimi individui. In Germania invece, spiegano ancora da Eurostat, ogni tre mesi il campione di intervistati cambia, quindi non si può effettuare il calcolo. Mancano anche i dati su Belgio e Romania. Ad ogni modo, gli altri Stati dove le percentuali di disoccupati "scoraggiati" che diventano inattivi sono più alte sono la Finlandia (34%) e la Lettonia (28,9%). All'opposto quelli con le percentuali più basse sono la Grecia, dove solo uno 0,4 per cento di disoccupati diventano inattivi, posto però che il 93,6 per cento restano disoccupati, la Slovacchia (2,2% di inattivi con un 87,6% che restano disoccupati) e la Lituania (5,3%). Tornando al quadro generale dell'Ue, partendo dagli occupati il 96,7 per cento rimasto tale tra secondo e terzo trimestre, un 1,4 per cento è diventato disoccupato e un 2 per cento inattivo. Partendo invece dagli inattivi, il 3,4 per cento ha trovato una occupazione, il 3,6 per cento è diventato disoccupato (ossia ha iniziato la ricerca di lavoro senza trovarlo) e il 93 per cento è rimasto inattivo.

(Fonte Askanews)