28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Sulla convergenza del Pil procapite il Belpaese ha ottenuto i risultati peggiori

Bce: «All'Italia la maglia nera dell'Eurozona»

L'Italia era uno dei Paesi a reddito più alto all'adozione della valuta comunitaria, ma oggi registra una crescita inferiore alla media europea

ROMA (askanews) - L'Italia «ha registrato i risultati peggiori» in termini di convergenza sul Pil procapite tra i Paesi che hanno aderito all'euro fin dall'inzio, avverte la Bce nel suo bollettino economico. «Tra i paesi ad alto reddito, l'Italia ha registrato una crescita inferiore alla media dell'area dell'euro quasi per l'intero periodo generando un'aumentata divergenza. La convergenza reale fra le economie dopo l'introduzione della moneta unica è stata scarsa - rileva l'istituzione monetaria in un articolo di analisi - nonostante le aspettative iniziali di un'accelerazione del processo catalizzata dall'euro».

L'Italia ha ottenuto i risultati peggiori sul Pil procapite
Non esiste una relazione chiara fra i livelli del Pil pro capite relativo nel 1999 e la loro crescita relativa fra il 1999 e il 2014. «Di fatto, se si considera il periodo nel suo insieme, esistono alcuni riscontri di una divergenza tra i paesi che hanno adottato per primi la moneta unica in quanto nell'arco di 15 anni diverse economie con redditi relativamente bassi hanno mantenuto (Spagna e Portogallo) o persino accresciuto (Grecia) il divario di reddito rispetto alla media. Inoltre - si legge - l'Italia, inizialmente un paese a più alto reddito, ha registrato i risultati peggiori e questo suggerisce una divergenza sostanziale rispetto al gruppo con redditi elevati».

Previsioni di crescita moderata in area euro
Sull'area euro si conferma invece la prospettiva di «una crescita moderata nel secondo trimestre", mentre più avanti «è atteso un ulteriore ampliamento della ripresa economica», ribadisce la Bce nel suo bollettino mensile. «La domanda interna dovrebbe essere sorretta dalle misure di politica monetaria della Bce e dal favorevole impatto sulle condizioni finanziarie, nonché dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme. Inoltre - si legge - i bassi prezzi del petrolio dovrebbero continuare a sostenere il reddito disponibile reale delle famiglie e la redditività delle imprese, e quindi i consumi privati e gli investimenti. In aggiunta, la domanda di esportazioni dell'area dell'euro dovrebbe beneficiare della maggiore competitività di prezzo».