19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Le banche tedesche hanno molti scheletri nell'armadio

La Germania è un gigante dai piedi d'argilla

Secondo lo European megabank’s annual report, la banca con la maggiore esposizione in derivati al mondo è la Deutsche Bank. Ecco perché Berlino ha aiutato Atene

ROMA - La crisi greca è ricca di paradossi. Il PIL della Grecia vale solo l’1% del PIL dell’area euro, e il suo debito è pari al 3% del debito complessivo dell’Eurozona. Briciole, verrebbe da pensare. Invece, questa piccola nazione rischia di sgretolare le fondamenta del tempio dell’Unione europea. Non solo generando una crisi politica, ma anche una nuova crisi finanziaria. Ecco perché.

Davide contro Golia?
Nella sola giornata di lunedì 29 giugno, le borse europee hanno perso il 2,69%: cioè 287 miliardi di euro. Poco meno di quanto Atene deve restituire ai suoi debitori: 322 miliardi di euro. E anche oggi alcuni titoli sono stati sospesi per eccesso di ribasso. Sembra la storia di Davide contro Golia. La piccola, fragile, Grecia che sfida la potente Germania e rischia di mettere in ginocchio l’economia dell’intero continente scatenando una crisi finanziaria. Ma in questo racconto dobbiamo rinunciare alla distinzione tra buoni e cattivi, perché i protagonisti della partita europea che si sta giocando in queste ore hanno ciascuno le proprie colpe e le proprie responsabilità. Ecco quelle dei tedeschi: un sistema bancario dai piedi d’argilla, che Berlino ha dovuto salvare a tutti i costi.

Un gigante dai piedi d’argilla
Le banche tedesche sono state quelle più colpite dalla crisi, tanto che da sole hanno raggiunto circa il 40% delle perdite della zona euro nel periodo 2007-2009. Nel ventre degli istituti di credito tedeschi, infatti, giacevano molti titoli tossici, perché l’afflusso di denaro generato dal grande surplus delle partite correnti veniva impiegato soprattutto nelle attività d’investimento. Con lo scoppio della crisi, nonostante le perdite, il sistema bancario è riuscito a recuperare almeno una parte di questi prestiti rischiosi (elargiti soprattutto verso la Grecia e gli altri paesi europei in difficoltà  proprio per gli elevati rendimenti dei titoli azionari): da un lato il governo ha provveduto al salvataggio di alcuni istituti, come nel caso della Commerzbank, dall’altro la Germania è riuscita a manovrare in quel di Bruxelles il salvataggio dei paesi europei indebitati, al fine di evitare il crack del suo sistema finanziario.

Perché Berlino ha aiutato Atene
Come riporta il blog di Beppe Grillo, secondo lo European megabank’s annual report, la banca con la maggiore esposizione in derivati al mondo è la Deutsche Bank, che avrebbe fatto mangiare la polvere perfino al colosso americano per eccellenza, la Jp Morgan. La Deutsche Bank ha raggiunto quota 54,7 trilioni di euro, mentre Jp Morgan «soltanto» 50,9 trilioni di euro. Ad aprile 2013 la Deutsche Bank ha diluito il capitale del 10%, per poi successivamente varare ben  tre aumenti di capitale: uno da 3 miliardi, e altri due da 1,5 miliardi ciascuno: un pacchetto di misure funzionali a rafforzare la struttura finanziaria della banca. Vale la pena sottolineare, però, che a copertura di questi 55 trilioni ci sono soltanto 522 miliardi in depositi, una cifra di cento volte inferiore. E’ proprio a causa di questa inquietante esposizione che la Germania ha fatto ogni cosa in suo potere – negli ultimi cinque anni - per evitare che il default della Grecia determinasse un effetto domino tale da far collassare la catena di collaterali in pancia a Db e alle altre banche europee.

Attenti al «gioco del pollo»
Per non parlare del coinvolgimento della stessa nella presunta manipolazione dei tassi di cambio e dei prezzi delle materie prime con finalità speculative: come si legge nell'articolo di Vincenzo Comito pubblicato su sbilanciamoci.info, a causa delle controversie aperte con le autorità statunitensi ed europee ha dovuto pagare – finora – circa 10 miliardi di euro. Inoltre, dal marzo 2015, è stato proibito alla Db di distribuire i dividendi, proprio a causa delle carenze nella sua struttura del capitale. A maggio – ricordate?-, durante una normale assemblea di bilancio, gli azionisti si sono ribellati e poche settimane fa si sono dimessi i due amministratori delegati. Una situazione piuttosto imbarazzante per l’istituto tedesco, che ha anche dovuto ridurre le sue attività nell’investment banking. Ecco il vero volto del sistema bancario della Germania, a volte corrotto e fallace, che ha portato -  non meno degli errori innegabili e indiscutibili dei greci - allo status quo odierno. La nostra speranza è che i protagonisti in questione tengano a mente il «gioco del pollo» della teoria dei giochi e – consapevoli ognuno delle rispettive responsabilità – si fermino prima di gettare nel burrone tutta l’Unione Europea.