17 agosto 2025
Aggiornato 16:00
Fiumicino nel caos

Aiuto, ho perso l’aeroporto

Lo scalo romano rimane paralizzato a due mesi dell’incendio del molo T3. Al momento nessuno è in grado di dire se lo scalo fuori uso possa essere riaperto senza danni alla salute per le persone. E il ministro Del Rio ammette: ne so meno di voi

ROMA - All’aeroporto di Fiumicino da maggio scorso si sta verificando uno di quegli episodi di «normale» follia che ormai caratterizzano l’Italia quando a rispondere all’appello è chiamata la macchina amministrativa del nostro Paese e la sua organizzazione.

UN INCENDIO E TANTI MISTERI - I fatti sono noti, ma vale la pena di riassumerli. Il 7 maggio scorso, lo scalo aeroportuale di Fiumicino è stato sconvolto da un incendio che ha distrutto l’intero molo denominato «T3», cioè quello quasi completamente riservato ai voli internazionali. Ebbene, siamo al 25 giugno e praticamente (e da tutti i punti di vista) le autorità (tutte le autorità) ne sanno oggi quanto ne sapevano quando ancora le fiamme non erano state domate. Nonostante le indagini avviate da forze dell’ordine e magistratura finora non si è potuto accertare se l’incendio fosse stato di natura accidentale o doloso. Soprattutto non si è potuto accertare per quale regione un incendio divampato probabilmente dall’impianto di aria condizionata si sia potuto propagare a tutto il molo senza che i sistemi si sicurezza automatici siano scattati per arginarne la portata.

LA MACCHINA DELLO STATO FA ACQUA - Ma la pochezza delle certezze acquisite per ricercare le responsabilità è carenza da nulla se confrontata sulle attività che le varie amministrazioni avrebbero dovuto svolgere: 1°)  per rilevare l’entità del danno; 2°) per  verificare i riflessi sulla salute dei lavoratori impiegati nello scalo a causa delle polveri tossiche sprigionate dall’incendio; 3°) per adottare le misure necessarie per bonificare nei tempi più stretti la zona); 4°) per ripristinare l’impianto indispensabile alla funzionalità dell’aeroporto. E’ inutile dire che nessuno di questi quattro punti sono stati portati a termine, sebbene siano passati quasi due mesi. Di fronte ad un danno così grave all’immagine e all’economia di tutto il Paese è normale che dal Parlamento si sia alzata forte l’esigenza di sapere dal ministro dei Trasporti cosa stia succedendo nel principale scalo italiano. E bisogna riconosce che il ministro Del Rio non si è sottratto a questa richiesta di chiarimenti. Ma sentite di quali chiarimenti è stato capace:

UN MINISTRO ALL’ OSCURO - «I tempi per la riapertura del Molo D dell'aeroporto di Fiumicino non sono quantificabili anche perché non si esclude la possibilità che si renda necessaria una bonifica totale dell'area» ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, nel corso di un'informativa alla Camera sullo scalo romano. «In questo momento - ha aggiunto - non è possibile fornire nessuna indicazione temporale, visto che Adr ha proposto alla Asl un piano cadenzato di bonifica delle aree dei quattro gate del molo D». «Allo stato attuale- ha poi concluso- si attende la risposta a questa richiesta del gestore. Ma non è escluso che invece di un approccio parziale possa essere richiesta invece una bonifica totale del molo D prima della sua riapertura». Insomma Graziano Del Rio ha ammesso di non avere visto, né sentito nulla. Ma se anche avesse visto o sentito, ha confessato di non averci capito niente. In quel momento la figura di Maurizio Lupi, il ministro sostituito per volontà di Renzi, se confrontata con la performance Del Rio, si è stagliata come gigantesca sullo sfondo del Ministero dei Trasporti. 

RIDATECI LUPI - Che cosa avrebbe dovuto spiegarci Graziano Del Rio? Dove sta la verità sulle condizioni dell’Aereoporto di Fiumicino. Infatti, da una parte c’è il senatore Francesco Aracri di Forza Italia che in un interrogazione parlamentare accusa addirittura lo stesso «ministro e le autorità competenti di avere tergiversato, prima di effettuare le rilevazioni sulla tossicità dell’aria dopo l’incendio. E inoltre sia Enac che AdR- aggiunge il senatore Aracri- avrebbero dichiarato il falso sullo stato di salute dell'aria e che quindi i lavoratori non correvano alcun rischio».

TUTTO A POSTO, NIENTE IN ORDINE - Dall’altra parte c’è invece il deputato del Partito Democratico, Michele Anzaldi, il quale si chiede perché il molo interessato non venga riattivato immediatamente: «L'aeroporto è stato prima riaperto- spiega Anzaldi- dopo pochi giorni, poi chiuso, ora dissequestrato ma sembra che la riapertura non sarà possibile prima di altri 20 giorni perché la bonifica non dovrà essere limitata alle aree di passaggio ma anche ai negozi. Eppure, le analisi hanno già confermato che i livelli delle sostanze pericolose nella qualità dell'aria sono entro i limiti consentiti».ll deputato Anzaldi è così scandalizzato per il ritardo nel riattivare il molo T3 di Fiumicino da avanzare questa minaccia: «Mi farò promotore attraverso il Pd – ha annunciato Anzaldi - di avanzare richiesta ai presidenti delle commissioni Trasporti, Michele Meta, e Sanità, Pierpaolo Vargiu, di convocare i responsabili istituzionali affinché venga individuato il responsabile di quello che appare come un balletto incomprensibile».

GLI ARABI CI GUARDANO - Il ministro Del Rio non ci ha capito nulla. Si spera che le Commissioni Trasporti e Sanità del Senato riescano a capirne un po’ di più, prima che i viaggiatori internazionali depennino Roma e l’Italia dai loro itinerari, e gli arabi di Athiad arrivino alla conclusione di avare fatto una pessima scelta a puntare su Fiumicino come loro hub europeo.