28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Il Mezzogiorno ha meno servizi sociali erogati rispetto al dato nazionale

Istat: «L'incidenza delle imposte sulle entrate dei Comuni è salita al 43,8%»

In quattro anni, il peso delle imposte dirette e indirette sulle entrate totali dei Comuni è quasi raddoppiato: dal 27,1% del 2011 al 43,8% del 2014. A pesare le novità introdotte sulle tasse per la casa e in particolare dall'introuzione della Tasi. Lo rileva il documento presentato dal presidente dell'Istat, Giorgio Alleva.

Roma (askanews) - In quattro anni, il peso delle imposte dirette e indirette sulle entrate totali dei Comuni è quasi raddoppiato: dal 27,1% del 2011 al 43,8% del 2014. A pesare le novità introdotte sulle tasse per la casa e in particolare dall'introuzione della Tasi. Lo rileva il documento presentato dal presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, in occasione dell'audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e senato sul Def.

Il 90% delle entrate dei Comuni viene dalle imposte
«La parte preponderante (circa il 90%) delle entrate complessive dei Comuni è costituita da entrate correnti. Fra queste la componente "più rilevante" è quella delle imposte (dirette e indirette), il cui peso sulle entrate totali dei Comuni è salito dal 27,1% del 2011 al 43,8% del 2014, quale effetto del processo di riforma delle imposte locali sugli immobili e in particolare dell'introduzione della Tasi», si legge nel testo. Una «dinamica opposta - prosegue l'Istat - si è, invece, registrata per i trasferimenti in entrata dallo stato e dagli altri enti pubblici che sono scesi sensibilmente nel quadriennio, fino a rappresentare il 17% circa delle entrate totali (dal 34,8% del 2011)».

I servizi erogati al Sud sono inferiori rispetto al dato nazionale
L'Istat fa notare che in base alla legge quadro n. 328 del 2000, «i comuni svolgono un ruolo chiave nell'offerta pubblica della rete di servizi sociali e socio-assistenziali sul territorio. Infatti, compete ai comuni, singolarmente o in forma associata, offrire un supporto economico e logistico alle famiglie per i bisogni connessi alla crescita dei figli, all'assistenza agli anziani e alle persone con disabilità, nonché contrastare il disagio legato alla povertà e all'emarginazione». Nel Mezzogiorno, in media rispetto alla popolazione, i fondi e servizi per l'assistenza sociale messi a disposizione dai comuni «sono inferiori al dato nazionale». L'indagine rileva anche le fonti di finanziamento della spesa sociale dei comuni. Emerge che una quota importante delle risorse, circa il 70 per cento, provengono da risorse proprie dei comuni o degli Enti associativi, mentre il fondo indistinto per le politiche sociali ne finanzia il 10 per cento, i fondi regionali vincolati il 16,6 per cento e il rimanente 6 per cento proviene da altre fonti. La quota di risorse proprie dei comuni impiegate nel welfare tende ad aumentare gradualmente nel tempo; dal punto di vista territoriale è decisamente più alta al Centro-Nord, dove raggiunge l'80% della spesa sociale territoriale al Nord-ovest, mentre scende al 62% al Sud e al 36% nelle Isole. Al Sud e nelle Isole è più alto il peso del fondo indistinto per le politiche sociali e dei fondi regionali vincolati per le politiche sociali.