18 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Stop alle trivelle nelle coste Polesane, Veneziane e del Delta del Po

Zaia: bene la decisione del Mise di limitare le trivellazioni in Alto Adriatico

Il presidente de Veneto: «Speriamo non sia una promessa da marinaio, dopo mesi, anche il governo è finalmente sceso in campo accanto a chi, come me, da tempo si preoccupa di salvaguardare il futuro del territorio da possibili danni causati dal rischio inquinamento e subsidenza». Intanto non è chiaro se la Croazia terrà il referendum popolare sulle attività estrattive offshore

VENEZIA – Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha accolto con favore l'impegno dell'ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo economico a limitare le attività di ricerca (trivellazioni) nell'Alto Adriatico e nelle coste Polesane, Veneziane e del Delta del Po, a causa della specificità del territorio.

ZAIA, A RISCHIO 120 KM DI SPIAGGE - «Speriamo non sia una promessa da marinaio, dopo mesi, anche il governo è finalmente sceso in campo accanto a chi, come me, da tempo si preoccupa di salvaguardare il futuro del territorio da possibili danni causati dal rischio inquinamento e subsidenza. D'altra parte gli studi in nostro possesso sono inequivocabili e forse ora li hanno letti anche a Roma», ha commentato il candidato alle Regionali, che in passato si è espresso contro l'estrazione di idrocarburi in Adriatico. «Ora però - ha continuato Zaia - con un pizzico di credibilità internazionale, è necessario monitorare anche quanto sta facendo la Croazia che ha già assegnato la gara a tre compagnie per la gestione di 15 dei 29 lotti per l'estrazione di idrocarburi nel loro lato di Adriatico. Troppo vicini alle nostre coste per non preoccuparcene. Voglio ricordare al governo (e alla Candidata del Pd che prima si è dichiarata tendenzialmente favorevole alle trivellazioni e poi attendista con riserva a seguito dell'accordo con i Verdi) che stiamo parlando di mettere a rischio 120 chilometri di spiagge che accolgono 32 milioni di turisti l'anno e portano 17 miliardi di fatturato, per non parlare dei possibili, e documentati, rischi ambientali». A inizio marzo il ministro per l'Ambiente, Gian Luca Galletti aveva spiegato che l'Italia parteciperà alla Valutazione ambientale strategica (Vas) sulle zone individuate dal Paese confinante (1 nell'alto Adriatico, 9 nel medio e basso Adriatico) di concerto con Zagabria, e che le Regioni italiane interessate, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, potranno esprimere la loro opinione a riguardo entro il 20 aprile.

IL MISTERO DEL REFERENDUM CROATO - Zagabria ha annunciato nei mesi scorsi che indirà un referendum popolare per decidere se avviare l'estrazione di petrolio e gas lungo le sue coste. Il premier, Zoran Milanovic, ha chiarito però che la consultazione popolare ci sarà solo dopo aver verificato che vi siano riserve delle materie prime. Proprio per capire se sia possibile lanciare la produzione di idrocarburi, la Croazia ha concesso nel gennaio scorso 10 licenze di esplorazione a largo delle sue coste. Sette sono andate ad un consorzio fra l'americana Marathon Oil e l'austriaca Omv, due alla Ina (posseduta dal governo croato e dall'ungherese Mol) ed una all'italiana Eni. A fine marzo poi  il ministro dell'Economia e dell'Energia, Ivan Vrdoljak, ha detto di escludere l'ipotesi che si tenga un referendum a riguardo, come denunciato dal comitato croato «Sos per l'Adriatico».