24 aprile 2024
Aggiornato 15:00
L'Opec chiede il contributo di tutti per fermare la discesa dei prezzi del greggio

USA: regole più severe per il fracking

Le nuove norme fissano standard ambientali più stringenti per la tecnica di estrazione del petrolio con la fratturazione idraulica. Intanto sulla stampa continua la campagna allarmista nei confronti dello shale oil, ma il raffronto con la crisi dei subprime non regge.

WASHINGTON – Gli Stati uniti hanno varato una serie di nuove regole per l'estrazione di petrolio e gas con la tecnica della fratturazione idraulica (il cosiddetto fracking). Questo pacchetto di norme federali, che entrerà in vigore fra 90 giorni, ha l'obbiettivo di rispondere ai molti dubbi sulla sicurezza ambientale del fracking. Una cattiva notizia per gli operatori del settore, messi già in crisi dalla discesa dei prezzi del greggio, che vedranno salire ulteriormente i loro costi operativi.

L'OPEC CHIEDE SFORZO COMUNE SU PREZZO PETROLIO - Le nuove norme infatti hanno fissato gli standard per la trivellazione e lo smaltimento delle acque di scarico e hanno stabilito che le società devono far sapere quali prodotti chimici sono stati utilizzati durante il processo estrattivo. Il segretario agli Interni, Sally Jewell ha spiegato: «Sono incluse misure per tutelare il suolo. Le nuove regole impongono di costruire pozzi sicuri e di recuperare in modo sicuro i liquidi usati durante il processo». Queste leggi però saranno valide solo per le trivellazioni sul suolo federale, da cui arriva l'11 per cento del gas naturale e il 5 per cento del petrolio usato dagli Stati Uniti. La mossa dell'amministrazione guidata da Barack Obama potrebbe essere la risposta all'invito del ministro del Petrolio dell'Arabia saudita, che ha sollecitato i Paesi non Opec a collaborare per fermare la caduta delle quotazioni del greggio (spinte al ribasso dalla forte offerta). Ali al-Naimi ha spiegato che gli Stati del cartello «non intendono assumersi la responsabilità da soli solo perché producono il 30% mentre il 70% del petrolio arriva dai Paesi non Opec. Tutti devono contribuire se vogliamo migliorare il livello dei prezzi, in quanto è nell'interesse di tutti».

LO SPAURACCHIO SUBPRIME - Intanto sulla stampa nazionale ed estera sta continuando una campagna allarmista nei confronti dello shale oil (il greggio estratto con il fracking). In articoli dai toni sempre più preoccupanti, da mesi il settore dello shale americano viene indicato come il prossimo colpevole di una possibile crisi economica sulla falsariga di quella del 2008, nata dallo scoppio della bolla sui mutui subprime. Il paragone sembra al quanto azzardato, sia per quanto riguarda le proporzioni che per il mercato di riferimento. Nell'aprile 2009, il Fondo monetario internazionale ha stimato in 4mila 100 miliardi di dollari il totale delle perdite delle banche ed altre istituzioni finanziarie a livello globale causato dalla crisi dei «mutui facili» americani, prestiti sulla casa che venivano distribuiti senza badare alla solidità finanziaria del richiedente, in quanto si basavano sul presupposto che il valore degli immobili sarebbe continuato a crescere. Il pericolo insolvenza dei debitori poi veniva spacchettato in strumenti finanziari (i cosiddetti subprime), che venivano considerati a bassissimo rischio ricevendo le «tre A» dalle agenzie di rating.

QUANTO VALE IL SETTORE SHALE OIL - Il settore dello shale oil a stelle e strisce invece è formato per lo più da piccole o medie imprese che hanno finanziato la loro costosa attività estrattiva emettendo obbligazioni ad alto rendimento (e quindi di per sé poco sicure), operando sin da subito nel settore delle obbligazioni «junk», a livello spazzatura. Il mercato dei junk bond americani ha un valore di circa mille 300 miliardi di dollari e di questi solo 204,1 miliardi (il 15,7% del totale) è rappresentato da titoli di debito emessi da compagnie dello shale oil, che stanno pagando interessi fino al 9 per cento a quei creditori che continuano a prestargli denaro.