Pellet, l'energia pulita che conviene
Nelle nostre case ci sono almeno 1,9 milioni di stufe e circa 200mila caldaie alimentate a pellet. Un settore in grande espansione, che ha fatto la fortuna di diverse aziende italiane. Anche se importiamo ancora troppo dall'estero
ROMA - L'inverno sta finendo e, dando a un occhio al portafoglio, chi ha scelto le stufe a pellet per riscaldare casa può senz'altro tirare un sospiro di sollievo: certamente ha risparmiato un bel po', e ha dato il suo contributo alla salvaguardia dell'ambiente. L'avanzata del pellet non si ferma e ad oggi nel nostro Paese il consumo è di oltre 3,3 tonnellate, con prospettive di crescita di 200mila-300mila tonnellate l’anno (nel 2011 era appena di 1,9 tonnellate). Una risorsa dalle moltissime potenzialità: è economica, sostenibile, si trova ovunque e presenta un'elevata capacità di riscaldamento. Oggi l’Italia è il principale mercato europeo, con oltre 150mila stufe vendute ogni anno, un ritmo di crescita doppio rispetto alla Germania. Nelle nostre case ci sono almeno 1,9 milioni di stufe e circa 200mila caldaie alimentate a pellet, cui si aggiungono circa 20 impianti a biomasse con potenza superiore a 1 MW e almeno 2.500 caldaie civili-industriali. L'Europa è il principale produttore, con 11 milioni di tonnellate, pari al 50% della produzione globale.
IL PROBLEMA DELLA DIPENDENZA DALLE IMPORTAZIONI - Il settore ha ottime prospettive di sviluppo anche a livello mondiale: si prevede un aumento della domanda dagli attuali 23 milioni di tonnellate ai 50 milioni di tonnellate nel 2024, spiega AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), soprattutto nell’ambito del riscaldamento domestico. Il problema però è che l’Europa resta comunque un forte importatore, soprattutto dal Canada e dagli Stati Uniti. Idem il Belpaese. «La maggior parte del pellet arriva dalla Germania e dall'Austria, Paesi dove ci sono boschi e segherie» spiega Diego Ravelli, a capo dell'omonima azienda. «Lì tutto lo scarto del ciclo produttivo viene trasformato in pellet. Anche Ucraina e Polonia sono grandi produttori di pellet, e negli ultimi anni si sono aperti i mercati di Canada e Stati Uniti: in Italia arrivano navi intere di pellet dal Nord America».
LE AZIENDE ITALIANE LEADER DEL SETTORE - A differenza del fotovoltaico, i cui componenti sono quasi sempre prodotti all’estero, il pellet ha però fatto grandi alcune aziende che sono arrivate persino a una crescita a doppia cifra: Palazzetti, Ravelli, La Nordica a Ecofaber ne sono alcuni esempi. «Alcuni dei motivi che guidano l’espansione del mercato del riscaldamento domestico sono la competitività del prezzo del pellet in confronto agli altri combustibili, soprattutto nelle aree non coperte dalle reti di gasdotti, la disponibilità di incentivi fiscali e l’aumento del numero di produttori di caldaie specifiche» aggiunge Ravelli. Comunque, il più grande vantaggio del pellet è il suo costo competitivo, perché è sempre più basso di quello di una caldaia a gas.
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