24 aprile 2024
Aggiornato 07:00
un computer ecosostenibile

AtmoPc, quando la tecnologia diventa green

AtmoPc è un computer ecosostebile, custodito da uno scrigno i legno pregiato e capace di ospitare una pianta che, grazie al calore delle componenti hardware è capace di crescere e compiere correttamente la fotosintesi clorofilliana

NOVARA - Avete mai pensato che il vostro computer potesse essere personalizzato fino al punto da ospitare una manciata di sassi e una pianta e potesse diventare - di fatto - un arredo per la vostra scrivania e la vostra casa? Se l’idea non vi ha mai sfiorato l’anticamera del cervello (come si suol dire) c’è qualcuno che ci ha pensato al posto vostro. Lui è Fabio Portesan che, insieme al suo socio Filippo Fassera, ha dato vita ad AtmoPc, un computer totalmente ecosostenibile e a basso consumo, racchiuso in una custodia di legno pregiato e capace di ospitare un piccolo ecosistema costituito da una pianta e dei sassi.

Atmo, il computer ecosostenibile
Incredibile? «Beh, ho sempre avuto la capacità di personalizzare gli oggetti che avevo a portata di mano - ci racconta Fabio Portesan -. Ogni anno escono nuovi modelli di pc, ma nessuno di questi è davvero ecosostenibile ed ha la possibilità di essere personalizzato. Così ho pensato che, invece di costruire nuovi computer, bisognasse dare a quelli esistenti una nuova veste». Già, perché entro il 2026 il numero di computers presenti sul nostro pianeta raddoppierà e allora noi abbiamo il dovere morale di limitare al massimo i consumi sia di energia che di materiali.

Meno emissioni atmosferiche
«Uno dei nostri obiettivi è ridurre le emissioni atmosferiche causate dall’utilizzo dei pc», ci racconta ancora Fabio. Ed è per questo che alcuni modelli di AtmoPc sono sforniti di sistema di ventilazione. «Abbiamo inserito solo un modulo termico in alluminio e i computer abbinati ad Atmo consumano circa 1/4 rispetto a un normale PC desktop». Un oggetto di design che permette di risparmiare anche sulla bolletta, con consumi che si aggirano intorno ai 60/70 kWh annuali e una spesa che va dai 20 ai 25 euro all’anno, contro i 100 euro a cui siamo solitamente abituati. Ad Atmo è possibile collegare qualsiasi tipo di schermo, anche attraverso il wi-fi.

La pianta vive grazie al computer
E poi, insieme alle componentistiche hardware c’è una pianta che produce ossigeno e, attraverso il calore di Atmo che coadiuva la luce, la pianta cresce nella sua totale autonomia ed è in grado di svolgere correttamente la fotosintesi clorofilliana. «Per bagnarla è necessario estrarla da Atmo - scherza Fabio - per non rovinare il Pc, non siamo ancora riusciti a fare questo miracolo». Dopo due mesi è necessario, però, che la pianta venga rinvasata. Facendo un paio di calcoli Atmo può ospitare fino a 4 piante all’anno. «Stiamo pensando a un fenomeno di riforestazione casalinga - ci dice Fabio - pensando di piantare tanti alberi quanti Atmo venduti. Vendendo 100mila Atmo, in 10 anni, potremmo riforestare ben i 2/3 del territorio italiano. E non è cosa da poco». Fabio e suoi stanno stringendo accordi locali per capire se ci sono terreni disponibili ad essere riforestati e potrebbero poi prevedere un servizio di raccolta delle piante ospitate da AtmoPc quando concludono il periodo di crescita all'interno dello stesso.

La riforestazione casalinga
Non è cosa da poco il loro progetto, ci sentiamo di dire. Non solo perché porta la customizzazione di un prodotto che ci è indispensabile come il pane, ma soprattutto per i principi che sorgono dietro il progetto di Atmo, volto alla riduzione delle emissioni atmosferiche, all’efficienza energetica e alla riforestazione. Il tutto custodito in uno scrigno di legno pregiato, ma di risulta, ricavato da scarti di produzione. «Per ora non abbiamo abbattuto neppure un albero - continua Fabio - e dovesse mancare questa materia prima provvederemo a rifornirci da foreste amministrate eco compatibilmente».

Energia dalle piante
Ma Fabio e i suoi soci non si fermano qui. La loro vision futura è molto ampia e di tutto rispetto. «Vorremmo provare a capire se è possibile trovare una soluzione per estrarre l’energia dalle piante, cosa già dimostrata da alcune startup che hanno creato un pannello solare fatto di muschio. Questo perché durante la fotosintesi le piante rilasciano sostanze nutritive le quali dalle radici passano al terreno. Queste sostanze vengono assimilate da microrganismi i quali rilasciano elettroni», ci racconta Fabio. La soluzione sarebbe configurabile nella creazione di un composto biotecnologico applicabile alle piante (una base crema solare per vegetali che permetta banalmente la traspirazione e la fotosintesi). «In questo modo potremmo trattenere ed inviare per irraggiamento l’energia imbrigliata in questo modo ad una piastra madre od altro sistema di raccolta sepolto nel terreno. Così facendo potremo sostenere l’intero fabbisogno mondiale senza alcun tipo di inquinamento e mantenendo intatte le risorse planetarie».