19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
La crisi italiana

Cresce il terziario ma va giù il commercio

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono dal quarto numero dell'Osservatorio sulla demografia delle imprese realizzato dall'Ufficio Studi Confcommercio, strumento di analisi quadrimestrale sui cambiamenti nella struttura produttiva del terziario di mercato.

ROMA - Cresce lo stock di imprese del terziario di mercato nel 2014 con un incremento pari a 11.470 unità, riflesso di andamenti positivi in tutte le ripartizioni, ma in modo particolare nel Centro (+5.879 unità) e nel Sud (+4.659 unità) dove il settore sembra rappresentare la modalità prevalente per avviare un'attività imprenditoriale. Fa eccezione a questo trend positivo il commercio che registra invece un ridimensionamento di 3.471 unità, decisamente più spiccato nell'ingrosso (-3.265) rispetto al dettaglio (-843); nel commercio in sede fissa, dove gli effetti della crisi di questi anni hanno frenato la capacità espansiva del tessuto imprenditoriale, lo stock di imprese nel 2014 si riduce di oltre 7mila unità, con un calo concentrato quasi esclusivamente nel non alimentare (-7.435), mentre nell'alimentare si registra un modesto incremento (+37); in Italia le imprese del terziario di mercato sono il 54,5% del totale delle imprese, con punte di circa il 60% in Liguria, Lazio e Lombardia.

Questi, in sintesi, i principali risultati che emergono dal quarto numero dell'Osservatorio sulla demografia delle imprese realizzato dall'Ufficio Studi Confcommercio, strumento di analisi quadrimestrale sui cambiamenti nella struttura produttiva del terziario di mercato.

Il confronto 2013-2014 evidenzia per l'Area Confcommercio una variazione positiva pari a 11.470 unità. All'interno dell'aggregato la crescita dello stock è stata generalizzata con la sola esclusione del commercio, settore che ha un peso numerico rilevante, dove si è un ridimensionamento del numero di imprese (-3.471 unità) che ha interessato soprattutto il commercio all'ingrosso e, in parte, il commercio al dettaglio.

Complessivamente, il ridimensionamento dello stock delle imprese registrate del commercio al dettaglio rispetto al 2013 è stato di modesta entità (-843 unità), ma l'approfondimento dei risultati nei diversi canali di vendita e comparti merceologici, evidenzia andamenti differenziati.

Pur non mancando opportunità di impresa soprattutto per giovani, donne e immigrati, gli effetti della crisi di questi anni - sottolinea Confcommercio - hanno frenato la capacità espansiva del tessuto imprenditoriale soprattutto del commercio in sede fissa, ampliando il numero delle imprese messe fuori mercato con gravi conseguenze sul piano occupazionale e sulla capacità di assicurare ai consumatori diversi servizi.

L'incremento di 11.470 unità nel 2014 della rete di imprese dell'area Confcommercio è il riflesso di andamenti positivi in tutte le ripartizioni, ma in modo particolare nel Centro (+5.879 unità) e nel Sud (+4.659 unità), aree dove il terziario di mercato sembra rappresentare la modalità prevalente per avviare un'attività imprenditoriale. La crescita è risultata più accentuata nel Lazio, in Campania e in Calabria.

Modesto, invece, l'incremento delle imprese registrate nelle ripartizioni del Nord, trainato soprattutto dalla Lombardia.

Da registrare, comunque, un ridimensionamento del numero delle imprese soprattutto in Piemonte ed Emilia Romagna.

Il rapporto tra l'aggregato delle imprese dell'Area Confcommercio e il totale delle imprese di tutti i settori economici, evidenzia che in tutte le regioni, anche se con valori differenziati, l'Area Confcommercio ha un peso rilevante nell'economia locale. Il valore medio dell'Italia è pari al 54,5%, ma in Liguria, nel Lazio e in Lombardia si avvicina o è pari al 60%; valori lontani dalla media si riscontrano, invece, in Basilicata e Molise.

In questo settore lo stock si è ridotto di oltre 7mila unità, calo che si è concentrato quasi esclusivamente nell'area non alimentare, mentre l'area alimentare ha registrato un modesto incremento. In particolare va evidenziato l'incremento dello stock delle imprese che operano nella vendita dei farmaci, dove hanno inciso gli interventi normativi favorevoli ad una maggiore liberalizzazione del settore, e il forte calo dello stock delle imprese non specializzate a prevalenza alimentare.