26 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Il 5Stelle accusa il governo di non avere un piano strategico

Da Villa: «Per ora Finmeccanica vende, il resto si vedrà»

Finmeccanica ha venduto AnsaldoBreda e Ansaldo Sts ai giapponesi di Hitachi. L'On. Marco Da Villa, capogruppo del M5S alla Camera della Commissione per le Attività Produttive, ha rilasciato una dichiarazione per i lettori di DiariodelWeb.it.

ROMA – Finmeccanica ha venduto AnsaldoBreda e Ansaldo Sts ai giapponesi di Hitachi. L'On. Marco Da Villa, capogruppo alla Camera della Commissione per le Attività Produttive, ha rilasciato una dichiarazione per i lettori di DiariodelWeb.it.

UN ALTRO PEZZO DI ITALIA IN MANI STRANIERE – Ecco un altro gioiello di famiglia che se ne va. Finmeccanica ha venduto la sua quota di Ansaldo Sts – deteneva il 40% del capitale sociale – insieme al 100% di AnsaldoBreda alla società giapponese Hitachi, al prezzo di 36 milioni di euro. Si tratta del maggior investimento nipponico mai realizzato in Italia, e il più alto investimento estero per Hitachi. La volontà dei giapponesi di acquistare il polo ferroviario di Finmeccanica era stato uno degli argomenti affrontati da Matteo Renzi e Shinzo Abe, durante il loro incontro a ottobre scorso. L'integrazione di Hitachi con Ansaldo Breda porta alla formazione del quarto gruppo mondiale del trasporto su rotaia. Comprensibile, quindi, la logica che ha mosso la strategia orientale, determinata a conquistare un ruolo di primo piano nel settore. In realtà, i giapponesi scelgono sempre di più di varcare i confini nipponici per investire all'estero la grande liquidità di cui dispone l'economia del Sol Levante.

FINMECCANICA PUNTA ALLE ARMI E ALLO SPAZIO - Finmeccanica, a sua volta, si dimostra perfettamente coerente col piano industriale annunciato dal suo amministratore delegato, Mauro Moretti: il quale aveva già chiaramente anticipato a più riprese di voler cedere le attività-zavorra (nelle quali Finmeccanica non potrà mai primeggiare) per concentrare gli investimenti altrove. La vendita del business realtivo al trasporto ferroviario è una tappa importante di questo percorso, che mira a rafforzare invece il gruppo del core business aerospaziale, della Difesa e della Sicurezza. Non è un caso che, proprio in questi giorni, nel corso del Salone «Index 2015» (che si svolge ad Abu Dhabi dal 22 al 26 febbraio) Finmeccanica-Selex Es abbiano annunciato con orgoglio di aver condotto con successo i test di volo del nuovo drone Mirach 40. Si tratta di un radiobersaglio utilizzato per l'addestramento speciale dei piloti, e che avrà ampia diffusione in Europa e America. Il processo di vendita degli asset, inoltre, non si arresta coi trasporti: potrebbero anche essere vendute a breve le quote nel colosso dei missili MBDA (25% del gruppo e 20mila dipendenti sono di Finmeccanica) e l'americana DRS.

PERPLESSITÀ DAL M5S – Il piano industriale di Finmeccanica, però, si scontra con le perplessità di una parte del mondo politico, e soprattutto con la volontà dei sindacati. A intervenire sul tema, rilasciando una dichiarazione ai microfoni di DiariodelWeb.it, è il capogruppo della Commissione per le Attività Produttive alla Camera, l'On. Marco Da Villa, del M5S:«Purtroppo c'è un andamento a cui non si vuol cambiare verso: quello della svendita dei gioielli di famiglia. Abbiamo visto che le rassicurazioni che sono state date (sia riguardo la produzione che i posti di lavoro) sono state deluse. Sicuramente si tratta di una manovra annunciata: Moretti aveva già dichiarato in diverse audizioni, anche alla Camera, che avrebbe avrebbe ridotto i campi di intervento e tagliato dei rami che non si possono definire secchi, ma che non erano in linea col piano di sviluppo di Finmeccanica. Sarebbe auspicabile che anche il governo avesse una visione più chiara del suo piano industriale e anche la stessa chiarezza dialettica di Moretti, mentre in questo momento l'unica cosa che si vede è questa continua vendita di asset strategici italiani all'estero. Il problema non è la decisione di Mauro Moretti in sé, ma il disegno complessivo: la mossa di Moretti è solo una delle tante all'interno di una scacchiera più grande, e che è quella della svendita delle aziende italiane all'estero.»