28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Lo rileva uno studio della Ires-Cgil

4,5 milioni di persone in sofferenza occupazionale

«L'inattività è un fenomeno molto più diffuso nel nostro paese rispetto al resto dell'Europa, dentro al quale si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo», spiega la Cgil

ROMA - Quasi 4 milioni e mezzo di persone sono nell'area della «sofferenza occupazionale». Lo rileva uno studio dell'Ires-Cgil che ha definito l'area del 'vero' disagio occupazionale che coinvolge ormai quasi 4 milioni e mezzo di persone. «L'inattività è un fenomeno molto più diffuso nel nostro paese rispetto al resto dell'Europa, dentro al quale si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo», spiega la Cgil.
«Le motivazioni dell'inattività sono molteplici - spiegano Raffaele Minelli, presidente dell'Ires e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - ma la forza lavoro potenziale rilevabile al suo interno è appunto di oltre 3 milioni di persone».

Stima realistica e prudenziale - Per definire l'area della vera sofferenza occupazionale l'Ires ha scelto di prendere a riferimento, oltre ai disoccupati, solo i cosiddetti 'scoraggiati' disponibili a lavorare e i cassaintegrati. Si arriva così alla enorme cifra di 4 milioni e 392mila persone. Gli stessi aggregati nel secondo trimestre del 2007, cioè prima della grande crisi, assommano a 2 milioni e 475mila persone (l'aumento è del 77%).
«E' una simulazione molto realistica e prudenziale della vera area di disagio occupazionale e rappresenta l' immagine, purtroppo più vera e drammatica, di come la crisi ha colpito il lavoro. A questi milioni di persone non si può dire che la prospettiva di essere travolti dalla crisi si è allontanata. E' evidente che il lavoro è il principale fattore non affrontato dal Governo per uscire dalla crisi», rileva la Cgil.

E' italiano un terzo dei disoccupati in più in Ue - Da marzo 2012 il tasso di disoccupazione formale italiano è più alto di quello della Ue a 27. Nell'ultimo anno la crescita della nostra disoccupazione è addirittura molto più accentuata rispetto all'Europa. Fra gennaio e luglio 2012 l'aumento dei disoccupati in Italia (+292.000) ha rappresentato un terzo dell'intero incremento complessivo europeo (+ 881.000).
«Per ottenere queste informazioni, l'Ires - spiega una nota - utilizzando i dati trimestrali dell'Istat, ha messo a confronto la dinamica della disoccupazione in Italia e in Europa. Si è a lungo sostenuto, basandosi solo sui dati dei disoccupati 'formalmente riconosciuti' e non tenendo in alcun conto l'enorme area della inattività, che l'Italia si trovava in una situazione di vantaggio rispetto all'Europa. Questa differenza è ormai superata e come si vede l'aumento dei disoccupati in Italia è ora molto più forte della media europea».
«Risulta evidente - spiegano Minelli e Fammoni - come l'andamento della crisi e le scelte fatte per contrastarla producano in Italia un netto peggioramento, con effetti insopportabilmente negativi sull'occupazione. Dato che comporta un primo giudizio severo e negativo sull'operato del Governo».