28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
Dopo l'annuncio del governo libico

Libia: ENI, i contratti da rivedere non riguardano gas o petrolio

Il Portavoce di Paolo Scaroni: «Si tratta di attività complementari a scopo non di lucro. Non abbiamo dettagli ma potrebbe trattarsi della costruzione di infrastrutture, come un ospedale o una palestra»

ROMA - I contratti firmati con l'Eni che il nuovo governo libico ha annunciato oggi di voler rivedere «non hanno nulla a che fare con il petrolio o con il gas naturale» ma si tratta di «iniziative in materia sociale»: lo ha dichiarato un portavoce della compagnia petrolifera italiana, Filippo Cotalini, all'Agence France Presse.
«Non abbiamo dettagli ma potrebbe trattarsi della costruzione di infrastrutture, come un ospedale o una palestra: in ogni caso attività complementari a scopo non di lucro che non hanno nulla a che vedere con lo sfruttamento del gas o del petrolio», ha concluso il portavoce.

In un comunicato seguito a un incontro ieri fra il premier Abdel Rahim al-Kib e l'ad della compagnia italiana, Paolo Scaroni, il governo libico ha annunciato di voler rivedere «alla luce degli interessi della Libia» i contratti petroliferi firmati dal regime di Muammar Gheddafi con ENI.
«Il capo del governo di transizione ha informato l'amministratore delegato della compagnia italiana Eni, Paolo Scaroni, che i contratti firmati dall'Eni con il passato regime saranno rivisti e riesaminati conformemente agli interessi della Libia prima di essere applicati», si legge nel comunicato, che continua: «La nuova Libia non accetterà che le vengano dettate condizioni e stabilirà la scelta e l'approvazione dei progetti: tutti devono rispettare le scelte del popolo libico che ha riconquistato attraverso il sacrificio dei suoi figli la piena sovranità».
«Le compagnie straniere che operano in Libia dovranno provare ai libici di essere state dalla parte della Libia e non di Gheddafi e del suo regime: l'Eni dovrà darne prova giocando un ruolo significativo nella ricostruzione delle località distrutte da Gheddafi», conclude il comunicato.