28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Crisi del debito

Dopo il downgrade USA, feroci scambi di accuse

A Washington è battaglia politica in vista delle elezioni

NEW YORK - Standard & Poor's ha tagliato per la prima volta in 70 anni il rating degli Stati Uniti, abbassandolo dal massimo possibile a «Aa+», un gradino più in basso. In attesa della prova del nove - l'apertura dei mercati lunedì - quello che resta è lo scambio di accuse e la girandola di commenti dai quattro angoli del mondo. L'agenzia di rating ha difeso il proprio operato, puntando l'indice contro l'incapacità dell'amministrazione e del Congresso americano di lavorare in modo costruttivo sulle questioni fiscali (la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il braccio di ferro sull'innalzamento del tetto del debito, con il default evitato per un soffio).

Casa Bianca e dipartimento al Tesoro hanno rispedito al mittente le accuse, la prima definendo il compromesso sul deficit «un passo necessario nella giusta direzione», mentre il secondo ha sollevato dubbi sulla «credibilità e l'integrità di S&P alla luce di una decisione non giustificabile in modo razionale e basata su un errore di calcolo da 2.000 miliardi di dollari» sull'andamento del debito americano nei prossimi dieci anni.

Anche se la scelta di S&P non dovrebbe rappresentare uno shock per i mercati - l'investitore miliardario Warren Buffett è per esempio del parere che l'impatto «sarà solo limitato» - il downgrade ha immediatamente scatenato timori a livello globale sul suo possibile impatto sulla già travagliata economia globale. Duro il monito della Cina, primo creditore degli Stati Uniti con investimenti in bond americani per 1.160 miliardi di dollari, se deve «l'America deve venire a patti con il doloroso fatto che i bei vecchi tempi, quando poteva semplicemente uscire dai guai indebitandosi ulteriormente, sono finalmente passati».