BCE: tassi fermi, rischi prezzi ma i consumi sono «deboli»
La caduta delle vendite e l'Europa a due velocità suggeriscono cautela
ROMA - Il direttorio della Banca centrale europea torna a riunirsi oggi, in trasferta a Helsinki, per le consuete decisioni di inizio mese su tassi di interesse e politica monetaria, trovandosi di fronte un quadro dell'economia che non sembra essersi semplificato. A inizio aprile l'istituzione di Francoforte ha rotto gli indugi e reagito ai rafforzamenti dell'inflazione, con un aumento da un quarto di punto sui tassi di interesse: dopo quasi due anni ai minimi storici sono ora all'1,25 per cento. Questa voce, che a cascata si riflette su tutto il credito bancario concesso a imprese e famiglie, rappresenta il principale strumento con cui una Banca centrale può tentare di contrastare il caro vita.
Oggi non sono attesi altri aumenti dagli analisti, tuttavia i segnali che giungeranno dalla Bce verranno attentamente soppesati per cercare di cogliervi indicazioni sugli orientamenti futuri. Generalmente gli osservatori si attendono che l'istituzione monetaria proceda ad altri rialzi, fino a fare salire i tassi all'1,75-2 per cento per fine anno, e un nuovo incremento potrebbe giungere a giugno o luglio.
Ad aprile la crescita dei prezzi al consumo nell'area euro ha raggiunto il 2,8 per cento su base annua, secondo una stima fornita pochi giorni fa da Eurostat, e i dati appena giunti dai prezzi alla produzione nell'industria non lasciano presagire nulla di rassicurante: a marzo hanno registrato un più 6,7 per cento su anno, sui massimi da metà 2008, sempre sospinti dai forti rincari dell'energia che risente degli aumenti del petrolio. A più riprese la Bce ha affermato che ciò che maggiormente le preme è evitare quelli che chiama «effetti di secondo livello» dal caro petrolio, ovvero spinte rialziste che oltre all'inflazione coinvolgano anche i salari: si creerebbe così una spirale con effetti destabilizzanti ben più temibili.
Le manovre restrittive sui tassi di interesse, che scoraggiano gli aumenti dei listini e le rivendicazioni salariali, hanno come corollario anche quello di frenare gli investimenti e l'attività economica. A questo punto per le Banche centrali si tratta di valutare la situazione e decidere quale sia la priorità. A suggerire cautela alla Bce potrebbero contribuire gli ultimi dati giunti dal mercato interno di Eurolandia: a marzo i consumi sono crollati dell'1 per cento, il volume di vendite del commercio al dettaglio è caduto ai minimi da almeno un anno e questa dinamica potrebbe contribuire a contenere le spinte rialziste sui prezzi. Inoltre le indagini sull'andamento delle imprese hanno evidenziato una dinamica di recupero che prosegue, ma con una Europa sempre più a due velocità: netti progressi in Francia e Germania mentre tutti gli altri paesi arrancano dietro. Il tutto mentre la disoccupazione resta a un soffio dal 10 per cento.
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