20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
«No» alle coltivazioni transgeniche

Ogm, CIA: va rispettata la sovranità nazionale

Il presidente della Cia Politi commenta positivamente la proposta della commissione Ue di lasciare liberi i singoli paesi nelle loro scelte

ROMA - «Sul problema degli Ogm in agricoltura bisogna essere molto chiari. L’Ue non può imporre una norma uguale per tutti ed è giusto che in materia di biotech. i singoli paesi siano lasciati liberi di scegliere se coltivare o meno sul loro territorio prodotti transgenici. Un atteggiamento che dimostra buonsenso, grande sensibilità nei confronti dei cittadini europei e pieno rispetto della sovranità nazionale. E l’Italia deve confermare al più presto il ‘no’ agli organismi geneticamente modificati». Così si è espresso il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito alla proposta del commissario europeo alla Salute John Dalli.

«E un fatto estremamente positivo che -aggiunge Politi- il governo comunitario non abbia voluto imporre la coltura del biotech in Europa e, invece, abbia voluto riconoscere, l’autonomia dei singoli stati. Una proposta che non è azzardato definire storica e che prende atto della forte opposizione dei cittadini europei agli Ogm, dimostrata più volte».

«Per questa ragione -rileva il presidente della Cia- condividiamo pienamente la proposta illustrata oggi dal commissario Dalli che, di fatto, modifica le norme in materia di coltivazione degli organismi geneticamente modificati e le rende realmente rispondenti al principio di sussidiarietà. Lasciare liberi gli stati membri di decidere se desiderano coltivare o no Ogm sul loro territorio è un atteggiamento responsabile che conforta le nostre tesi su un argomento di così alto valore etico che non si può imporre dall’alto o per legge. E’, al contrario, una materia sulla quale ci deve essere la libera scelta dei cittadini».

«Una proposta, quella Ue, che rafforza la posizione del nostro Paese, dove -rimarca Politi- c’è una precisa legge che impedisce di seminare prodotti biotech e che, quindi, ogni violazione, va perseguita e condannata. Una direzione di marcia che il governo deve confermare».
«Davanti a questo scenario non possiamo che ribadire -afferma il presidente della Cia- che l’agricoltura italiana, tipica e diversificata, non ha certo bisogno degli Ogm e che è possibile produrre colture proteiche libere da biotech, con beneficio per l’ambiente, la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori.
«La nostra contrarietà al biotech -rileva Politi- non è ideologica. E’ invece dettata dalla consapevolezza che l’utilizzazione degli organismi geneticamente modificati può annullare l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: quello della biodiversità. Pertanto, non è una posizione oscurantista. Chiediamo alla scienza di continuare a contribuire alla crescita di questo tipo di agricoltura. E questo lo si può senza ricorrere agli Ogm, come, d’altra parte, è avvenuto fino ad oggi con risultati molto importanti».