28 marzo 2024
Aggiornato 23:30
Intervista alla Repubblica

Epifani: così Marchionne danneggia l'azienda

Parla il segretario Cgil: «Non si può giocare con la vita delle persone. Con Bonanni ed Angeletti i rapporti sono freddi»

ROMA - «Dell'atteggiamento della Fiat mi ha colpito il cambio d'inizio improvviso. All'inizio Marchionne appariva come un manager moderno che intendeva valorizzare i lavoratori e gli stessi sindacati. E per questo aveva suscitato interesse e una diffusa simpatia». Lo afferma in una intervista alla Repubblica il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani che, sulla vicenda dei tre operai di Melfi, aggiunge: «oggi si ripresenta invece con l'immagine della vecchia Fiat che chiede di scambiare il lavoro con la negazione di alcuni diritti. Penso che così facendo si finisca per danneggiare la stessa immagine dell'azienda. Perché non si può giocare con la vita delle persone, come invece sta accadendo nella vicenda di Melfi».
Il leader del sindacato di Corso Italia aggiunge quindi che «per la Cgil è inevitabile difendere i diritti, come quello di sciopero o la malattia che sono dei lavoratori, di tutti i lavoratori presi uno per uno. Non sono diritti nelle disponibilità dei sindacati. (...) Condivido la grandissima parte delle battaglie della Fiom, un'altra parte non la condivido e l'ho sempre detto pubblicamente».

Parlando poi dei rapporti con i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, Epifani conferma: «sono freddi, com'è inevitabile». Per ricucire, aggiunge, «si deve ripartire da una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro. Un testo fermo in Parlamento. Una legge che consegni ai lavoratori pubblici e privati il diritto di esprimere il loro punto di vista con un referendum nei momenti decisivi della contrattazione. E di farlo sempre, non solo come fa comodo a qualche organizzazione come è accaduto a Pomigliano».

E sulle tensioni nella maggioranza osserva: «Di questo governo abbiamo combattuto le scelte di politica economica contenute in una manovra che abbiamo giudicato pesantemente iniqua. Poi abbiamo subito gli effetti di una linea governativa che puntava esplicitamente alla divisione tra i sindacati e a diminuire i diritti e le tutele dei lavoratori. E' chiaro - sottolinea - che se questo governo cade non me ne dolgo. Altro discorso è capire cosa accade dopo la crisi».