19 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Probabile una valanga di sì

Attesa per il verdetto di Pomigliano

Referendum sull'accordo per i 5 mila operai della FIAT, la Fiom contro tutti. In ballo il futuro della fabbrica. La regione è favorevole

POMIGLIANO - È arrivato il giorno decisivo per i 5mila operai della Fiat di Pomigliano d'Arco. Dopo giorni di aspre polemiche nel mondo sindacale, politico ed economico, domani i lavoratori saranno chiamati a esprimersi sul discusso accordo separato per il rilancio dello stabilimento campano. E l'esito del voto sarà cruciale per il futuro della fabbrica, in bilico tra i 700 milioni di nuovi investimenti per produrre la nuova Panda e il rischio di chiusura minacciato dall'ad Sergio Marchionne. Se non ci sarà un ampio consenso, che renda minimo il pericolo di conflittualità aziendale, il Lingotto potrebbe scegliere altre strade: non c'è solo l'ipotesi Polonia, ma anche un piano C che prevede una newco controllata da Torino per rilevare lo stabilimento e riassumere gli addetti con un nuovo contratto. Le attese, nonostante il contrasto della Fiom-Cgil a una consultazione giudicata illegittima, sono per una schiacciante vittoria dei sì.

SEGGI - L'apertura dei seggi è prevista alle 8 e si potrà votare fino alle 21, con i risultati che arriveranno quindi solo in tarda serata. A sostenere il sì ci sono la Fim-Cisl, la Uilm, la Fismic e l'Ugl, che il 15 giugno hanno firmato l'accordo con l'azienda. La Fiom invece considera il referendum «illegittimo», perchè «i lavoratori sono chiamati a votare sotto il ricatto della chiusura dello stabilimento e della perdita del posto di lavoro e su deroghe al contratto nazionale, alle leggi, alla carta dei diritti europea e alla stessa Costituzione». I metalmeccanici Cgil non danno però indicazioni di voto, consigliano soltanto ai lavoratori di andare alle urne per evitare possibili ritorsioni da parte dell'azienda». La Fiom, del resto, ritiene l'esito non vincolante e non parteciperà nemmeno all'organizzazione del referendum e tutto sarà gestito dalle altre sigle sindacali.

IL PESO DEI SINDACATI - La Fiat, ha detto Marchionne negli ultimi giorni, si aspetta ovviamente un esito positivo ma deve esserci «una percentuale tale da permetterci di poter utilizzare lo stabilimento». E nella fabbrica campana la Fiom non rappresenta certo la maggioranza. Alle ultime elezioni delle Rsu, nel giugno 2006, la Uilm si è imposta con il 21,5%, mentre la Fiom ha ottenuto il 21,5%, la Fim il 18,6%, la Fismic il 20% e l'Ugl il 6,6%.

SACCONI - Il risultato del referendum, che appare quindi largamente scontato, avrà effetti non solo per la Fiat ma per l'intero sistema delle relazioni industriali. Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi - secondo cui «ci sono le condizioni per un largo consenso, senza nè vinti nè vincitori - il metodo di questo accordo «può essere invece considerato con interesse. Il metodo è quello di fare in modo che le parti si adattino in ciascuna dimensione aziendale reciprocamente, flessibilmente, duttilmente, per condividere un percorso di bene comune». Tutto il mondo industriale, del resto, è in pressing da giorni sulla vicenda Fiat. E il presidente dei Confindustria, Emma Marcegaglia, sottolineando che Pomigliano è un «caso simbolico», ha augurato nuovamente che prevalga il buonsenso, sennò sarebbe un fatto molto negativo».

REGIONE FAVOREVOLE - «L'accordo sottoscritto tra le organizzazioni sindacali e i vertici Fiat è condizione necessaria per rilanciare lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco». Questo il contenuto di una mozione approvata a maggioranza dal consiglio regionale della Campania.
Il consiglio ritiene, inoltre, che l'accordo abbia bisogno della «legittimazione democratica attraverso il referendum del 22 giugno». Viene inoltre chiesto al governo regionale «di svolgere un impegno affinché la nostra Regione possa diventare laboratorio di una convivenza in cui si fondano e non si scontrino le ragioni dei lavoratori con quelle degli imprenditori».