7 ottobre 2024
Aggiornato 06:30
Salone di Detroit

Marchionne: «La Ferrari non è un Suv»

Il Presidente del Cavallino e AD di Fiat Chrysler Automobiles: la Ferrari «è unica, non spende un solo dollaro in pubblicità, non lo ha mai fatto e mai lo farà. Il mio futuro? Lascio nel 2018 con zero rimpianti».

DETROIT - Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, ha escluso la produzione di un Suv Ferrari. Secondo il manager italo-canadese a capo del gruppo auto che controlla il 90% della casa di Maranello, di cui è presidente, Ferrari «è unica». E infatti «non spende un solo dollaro in pubblicità, non lo ha mai fatto e mai lo farà».

MADE IN ITALY - Parlando nel corso di una conversazione sul palco dell'evento Automotive News World Congress, organizzato ieri nella serata americana a Detroit, Marchionne ha spiegato che Ferrari «è una combinazione di fattori che vanno indietro ai fondatori e dobbiamo mantenerli. L'esclusività del brand deve essere intatta», ha continuato. E a chi gli ha chiesto se l'intera Ferrari deve essere prodotta necessariamente in Italia, lui ha risposto con un deciso «Sì, altrimenti sarebbe una bestemmia».

MARCHIONNE: LASCIO NEL 2018 - Sergio Marchionne torna poi a ripetere che lascerà il comando del gruppo auto nel 2018. Ma già ora a contendersi il suo posto ci sono «meno di 10 candidati» interni alla società.
Lo scorso 6 maggio, in occasione della presentazione del piano industriale quinquennale, il manager italo-canadese aveva confermato che sarebbe rimasto nell'azienda per portare a termine il piano. E ieri, prima al Salone dell'auto di Detroit (dove ha detto che nulla gli farà cambiare idea a tale proposito) e poi all'Automotive News World Congress ha ribadito che è sua intenzione lasciare Fca «tra quattro-cinque anni». Poi, ha scherzato, «posso diventare giornalista».
Per il manager italo-canadese l'eredità che vuole lasciare nel gruppo nato dalla fusione da Fiat e Chrysler è «la qualità delle persone che lascio indietro». Con il solito orgoglio con cui parla del suo team, Marchionne ha dichiarato che la «cosa per me più importante è la loro crescita» professionale. E ha concluso dicendo che ha «cercato di essere un boss buono, ma non so se lo sono o meno».

ZERO RIMPIANTI - Marchionne ha «zero rimpianti» sulla fusione tra Fiat e Chrysler, da cui «hanno tratto vantaggio entrambe le case automobilistiche».
Il manager italo-americano ha spiegato che anche tra «il pubblico italiano si è compreso che il futuro di Fiat sarebbe stato più incerto e dubbioso» senza Chrysler. E ha aggiunto: «L'internazionalizzazione del business Jeep - il marchio a più rapida crescita in Europa - sarebbe stato un successo solo con un partner non americano».
Parlando delle varie aree geografiche, Marchionne ha detto di credere che «il mercato russo si riaprirà, ma non mi pento di non essere lì». Il manager italo-canadese ha riconosciuto che quanto successo a Mosca - tra crollo del rublo, impatto della flessione dei prezzi del petrolio di cui è uno dei principali esportatori e un'economia destinata alla recessione - «non era prevedibile». Quanto alla Cina, l'a.d. di Fca ha ammesso che «ci stiamo presentando tardi». Poi c'è il Brasile su cui puntare, dove è in corso la costruzione di una fabbrica nello Stato di Pernambuco. Secondo lui, Alfa Romeo e Jeep sono marchi adatti per la distribuzione internazionale.