«Pomigliano non deve chiudere»
Schifani: «Non può e non deve prevalere la logica dei veti incrociati. Non è più il tempo del no e della fuga». Sacconi: «Sono ottimista»
ROMA - «Pomigliano è un banco di prova per tutti. Non può e non deve prevalere la logica dei veti incrociati. Non è più il tempo del no e della fuga». Con queste parole il presidente del Senato Renato Schifani è intervenuto sul caso dello stabilimento Fiat sostenendo che «per salvare l'occupazione e la dignità del lavoro serve uno sforzo comune ed un sano realismo».
«SERVE UNO SFORZO SUPPLEMENTARE» - Schifani, parlando a un convegno nella sala capitolare della Biblioteca del Senato per la presentazione del rapporto Cisf 2009 sul 'Costo dei figli', ha ribadito che «Pomigliano non deve chiudere». In tempi di grave incertezza economica e di precarietà del lavoro «a tutti è richiesto uno sforzo supplementare non solo di fiducia ma soprattutto di coraggio e generosità - ha concluso Schifani -. Diventa indispensabile una forte e rinnovata alleanza tra imprenditori e lavoratori, tra imprese e famiglie, tra giovani e anziani».
SACCONI - «Sono e rimango ottimista. Sono convinto che ci siano oramai le condizioni, meglio con la firma formale di tutti, per realizzare l'investimento e dare un futuro all'auto e al Sud, sono ottimista perché c'è già il consenso della maggior parte delle organizzazioni sindacali». Lo ha affermato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a margine dell'assemblea della Covip rispondendo a una domanda sulla vicenda dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco.
Quanto alla possibilità dell'accordo, Sacconi ha aggiunto: «Ce lo auguriamo, speriamo che al di là delle legittime riserve prevalga la valutazione d'insieme, cioè la convinzione che l'intesa sia l'unica possibilità non solo per la sopravvivenza di Pomigliano ma anche per il futuro della Fiat e dell'intero Mezzogiorno».
BONANNI - Sulla vicenda di Pomigliano era intervenuto in precedenza anche il segretario della Cisl Bonanni: «La Cisl è pronta a firmare l'accordo perchè vuole gli investimenti e perchè tutte le regole contrattuali sono salve. L'accordo si può fare perchè la maggior parte dei lavoratori è d'accordo e anche l'80% dei sindacati». «Respingiamo il gioco mediatico della Fiom - aggiunge Bonanni - la sua ritrosia a qualsiasi innovazione. La Fiom rilancia i rischi sulla Costituzione ma sono una bugia, alza solo una cortina fumogena per accalappiare i media». Quindi, Bonanni si appella «alla responsabilità della Cgil su questa vicenda. Epifani non si faccia trascinare nel gorgo da chi usa la Costituzione per evitare l'innovazione. L'Italia senza produzione non vive». Secondo Bonanni, la Fiom «tiene in ostaggio l'economia italiana e l'occupazione in un momento in cui abbiamo bisogno di investimenti anche per dare un segnale che in Italia si può investire. L'illegittimità dell'accordo - sottolinea ancora Bonanni - è una scusa per coprire la responsabilità della Fiom che non vuole i cambiamenti».
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