29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Obbligo in etichetta la presenza di biotech

Subito una legge che vieti in Italia le coltivazioni Ogm

Il presidente della Cia Giuseppe Politi: siamo pronti a mobilitarci per un referendum nazionale

ROMA - «Non possiamo attendere oltre. Bisogna agire in tempi stretti. Il Governo deve emanare al più presto una legge che vieti le coltivazioni Ogm in Italia e che obblighi sull’etichetta dei prodotti agroalimentari la presenza di biotech. Va tutelata la sovranità del nostro Paese che non può subire alcun tipo di prevaricazione ed imposizione. Non si possono accettare proposte come quella della Commissione Ue sulla patata transgenica Amflora, che, di fatto, pone fine alla moratoria degli organismi geneticamente modificati in Europa. Su una materia di così elevato valore etico occorre fare la massima chiarezza, non ci possono essere indugi. Se non si adottano immediate misure, siamo pronti a mobilitarci per un referendum nazionale». E’ quanto sostenuto dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi il quale riafferma la netta contrarietà alle decisioni assunte dall’esecutivo comunitario che aprono un fronte pericoloso, «dove a predominare sono logiche esclusivamente economiche».

«Se non si interviene in maniera celere, rischiamo -afferma Politi- di aprire definitivamente le porte agli Ogm. Una preoccupazione avvalorata non solo dalle ultime decisioni della Commissione Ue, ma anche dalla sentenza assunta nelle scorse settimane dal Consiglio di Stato che autorizza la semina di mais transgenici (e sono decine) già approvati dall’Unione europea. E questo dopo che le Regioni avevano rinviato il documento sulla coesistenza tra ogm e colture tradizionali».
«Nello stesso tempo chiediamo -aggiunge il presidente della Cia- la predisposizione in tempi brevi di un Piano per le colture proteiche. E’, infatti, inammissibile che il proteico fornito agli allevamenti italiani sia per il 90 per cento soia di importazione, spesso geneticamente modificata, in quanto più economica. In Italia, complice la caduta dei listini del mais, in molte zone del Nord la produzione di soia, ovviamente libera da Ogm, è raddoppiata e triplicata con prezzi di mercato interessanti e convenienti. Mentre, sempre in Italia, paese leader delle grandi Dop della zootecnia, si sono persi in pochi anni 30 milioni di quintali di ottimo mais non biotech in grado di fornire agli allevatori un prodotto di qualità».

«La nostra posizione sugli Ogm -rimarca Politi- non scaturisce da una scelta ideologica. Davanti al problema noi poniamo punti fermi e irrinunciabili: sicurezza alimentare e principio di precauzione; tutela dei consumatori e dei produttori agricoli; salvaguardia e valorizzazione dell’agricoltura italiana diversificata e saldamente legata alla storia, alla cultura, alle tradizioni delle nostre variegate realtà rurali; qualità e difesa delle nostre sementi e colture produttive; certezze per gli agricoltori».

«A noi non interessa che nel mondo milioni di agricoltori coltivano prodotti geneticamente modificati. A noi interessa, invece, il ruolo protagonista dell’agricoltura nella società, nella sicurezza, nella qualità, nella tutela e valorizzazione dell’ambiente. Di qui -rileva il presidente della Cia- la richiesta vibrante di regole chiare e concertate. Un quadro dove l’impresa agricola trovi i punti essenziali per lavorare e competere. Un quadro che sia effettiva garanzia per i consumatori. E in tale senso devono adoperarsi Governo e Regioni, ognuno per gli aspetti che gli competono. Accanto a ciò chiediamo anche un impegno a tutti i soggetti della filiera per incentivare economicamente la scelta degli agricoltori italiani a produrre qualità».

«Bisogna uscire dalle sterili contrapposizioni e dagli atteggiamenti strumentali che -conclude Politi- allontanano la soluzione dei problemi. Noi partiamo da un punto fermo: gli Ogm rischiano di appiattire la nostra agricoltura e la sua ineguagliabile diversificazione territoriale, la sua inimitabile qualità legata al territorio, alle tradizioni e ai sapori».