29 aprile 2024
Aggiornato 16:30
La FED annuncia la fine della recessione, ma l’OCSE lancia l’allarme occupazione

Crisi: bene la finanza, male l’occupazione

Intanto anche Draghi, in vista del vertice di Pittsburgh avverte: «Bisogna cambiare le regole»

Dopo aver letto questa mattina il titolo di prima pagina del «Sole 24ore» che rilanciava l’ottimismo sulla crisi economica della Casa Bianca con l’annuncio del presidente della Fed, Ben Bernanke » la recessione è finita» e dopo poche ore su Internet l’allarme lanciato dall’Ocse «il peggio deve venire» non saranno stati in pochi a chiedersi «ma a chi dobbiamo credere?».

DUE VERITA’ - La verità è che Bernanke e l’Ocse parlano di due cose diverse, cioè delle due facce della crisi. Il presidente della Fed quando parla si recessione superata si riferisce soprattutto ai risvolti finanziari. L’enorme massa di liquidità immessa nel sistema finanziario da parte dei governi, in primis quello più coinvolto e cioè quello Usa, hanno evitato una catastrofe, come ha ricordato anche il nostro ministro Tremonti in una intervista al Corriere della Sera. «C’e’ stato uno spostamento del debito globale da privato a pubblico e ha dato i sui frutti», ha aggiunto Tremonti.
Le sue parole sono confermate dal fatto che molte grandi istituzioni finanziarie americane hanno già restituito allo Stato i soldi presi in prestito e in Italia alcune grandi banche hanno già detto che potranno fare a meno di ricorrere ai bond che il ministro dell’economia aveva messo a loro disposizione. E anche le Borse si sono in parte riprese.

Il problema è che l’Ocse non parla di economia finanziaria,ma di economia reale. Parla cioè di ciò che sta accadendo nelle fabbriche, alla produzione dei Paesi più industrializzati e all’occupazione.
E’ infatti il dato sui posti di lavoro è un inquietante. Il tasso di disoccupazione nell’area Ocse, dicono gli uffici studi «dovrebbe continuare a crescere nel 2010 e nel secondo semestre aggirandosi intorno al 10 %, colpendo di fatto 57 milioni di persone, un nuovo record dalla fine della seconda guerra mondiale. La perdita di posti di lavoro nel 2010 potrebbe raggiungere i 25 milioni di disoccupati in più rispetto al 2007».

ALLARME DISOCCUPAZIONE - «In alcuni Paesi come Francia, Germania e Italia la gran parte della crescita della disoccupazione deve ancora arrivare» avverte l’Ocse.
Ecco quindi che è giusto chiedersi se l’uscita dal tunnel della finanza globale sia frutto di una effettiva ripresa dell’economia o semplicemente il rimbalzo dovuto un po’ ai soldi delle casse pubbliche e molto invece dalla ritorno di quell’attività virtuale dei finanzieri che ha già provocato i danni che conosciamo.

CAMBIARE LE REGOLE - Dagli appelli di molti leader mondiali sulla necessità di dare nuove regole al mondo della finanza, a partire da Barak Obama probabilmente l’ipotesi più probabile è che nei santuari dove i soldi sono chiamati a generare altri soldi tutto è ripreso come prima, anche la fede cieca negli indici di un mondo tutto virtuale. Che sui mercati la situazione sia tutt’altro che limpida lo conferma anche la fermezza con la quale il presidente Sarkosy ha chiesto che al prossimo G20 venga messo all’ordine del giorno l’obbligo per i Paesi membri di mettere un tetto agli stipendi dei manager. In caso contrario il presidente francese ha minacciato di voler lasciare vuota la poltrona assegnata al suo Paese al prossimo vertice di Pittsburgh.

Per Olivier Blanchard, nominato da poco a capo del dipartimento ricerche delFondo Monetario Internazionale «Far fallire Lehman non è stato l’errore più grave. Il Più grave è stato lasciare che il sistema economico e finanziario diventassero così vulnerabili».