28 agosto 2025
Aggiornato 01:30
Economia. L'indice del benessere della popolazione

Sarkozy: nel Pil anche «l'indice della felicità»

E' fra le raccomandazioni del rapporto del premio Nobel Stiglitz

PARIGI - Nel prodotto interno lordo bisogna includere anche l'indice della felicità o per essere esatti, «l'indice del benessere della popolazione»: è una delle raccomandazioni del rapporto Stiglitz, compilato da un gruppo di studio guidato dal premio Nobel e consegnato oggi al presidente francese, Nicolas Sarkozy. E l'inquilino dell'Eliseo oggi ha annunciato che «la Francia si batterà perché tutte le istituzioni internazionali modifichino il loro sistema statistico seguendo le raccomandazioni» del premio Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz.

«Ormai è avviata una riflessione collettiva e non si fermerà» ha detto Sarkozy parlando all'università La Sorbona e chiamando a «un altro avvenire, un altro modello, un altro mondo», perché «è la crisi che ci obbliga». «Nel mondo intero i cittadini pensano di essere ingannati, di essere confrontati a cifre false e peggio, a cifre manipolate».

Secondo il rapporto Stiglitz «è ora che il nostro sistema statistico metta l'accento più sulla misura del benessere della popolazione che sulla produzione economica». La commissione annovera 22 esperti capitanati dallo stesso ex capoeconomista della Banca Mondiale, era stata incaricata nel 2008 dall'Eliseo di condurre una riflessione sulla misura della crescita. Oggi, la crescita economica è misurata dal Prodotto interno lordo che riflette il livello di produzione di beni e servizi in un paese.

Gli esperti ricordano ad esempio che «I problemi di traffico possono contribuire a far crescere il Pil perché aumenta il consumo di benzina» ma non per questo ne risulta migliorata la qualità della vita; misurazioni come queste «possono condurre a una visione viziata delle tendenze economiche». Secondo il gruppo, «Il Pil non è sbagliato in sé ma è usato in maniera sbagliata soprattutto quando è usato come un indicatore del benessere economico».

Servono quindi altri indicatori collegati al Pil, che prendano in conto le attività non commerciali (opere di volontariato, la vori domestici); le condizioni di vita materiale «reddito per categoria sociale); la sanità o l'insicurezza, con una maggiore attenzione alle ineguaglianze sociali, generazionali, sessuali e culturali. La Commissione chiede anche degli indicatori che prendano in conto le questioni ambientali e la crescita delle concentrazioni di gas a effetto serra.

Più difficile tecnicamente, secondo la stessa commissione, misurare la «sostenibilità». Ma il suggerimento è quello di calcolare gli stock di capitale fisico e umano e delle risorse naturali e di valutare quando tali risorse vengano depauperate.

Lo scopo finale della revisione del calcolo del Pil, è comunque metaeconomico. Sarkozy sostiene che il mondo sia oramai intrappolato in una «religione delle cifre» e che ci sia, anche in ragione della crisi economica, una redefinizione delle priorità. Sullo sfondo, anche se mai menzionato dal capo dell'Eliseo, il modello economico anglosassone, da molti considerato una delle cause della crisi economica internazionale. Un'eccessiva enfasi sul Pil ha aiutato infatti - è la tesi sottostante - a propagare una visione di mercati deregolamentati come motore di una crescita economica più veloce. «E' stata una parte essenziale della visione dell'economia e della società, un sistema ideologico che si è diffuso nel mondo così che metterlo in discussione è sembrata un'impresa troppo enorme e nessuno fino a oggi ha tentato di farlo».