29 aprile 2024
Aggiornato 18:00
La nostra agricoltura crea valore nella tipicità e nella diversificazione delle varietà

OGM, CIA: non abbassare la guardia

Giuseppe Politi: “Nell’immaginario collettivo sta passando il concetto che gli Ogm stiano invadendo l’agricoltura mondiale: questo, almeno fino a oggi, è falso”

Intensificare la ricerca, avere più certezze di quelle evidenziate fino ad oggi e, quindi, attenersi fermamente al principio di precauzione sull’utilizzo di Organismi geneticamente modificati in agricoltura. Ma un cosa è chiarissima da subito: l’«agricoltura Ogm» tende all’omologazione delle varietà prodotte e ciò porterebbe la nostra agricoltura italiana, fortemente diversificata e variegata, a perdere valore economico e ad essere completamente tagliata fuori da ogni opzione di competitività di mercato.

Questo è il concetto cardine su cui ha poggiato l’intervento del presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi durante l’incontro, promosso oggi a Roma nella sede nazionale della Cia, per dibattere sulle problematiche connesse al problema della contaminazione da Ogm in agricoltura, al quale hanno preso parte Percy Schmeiser , (agricoltore canadese divenuto simbolo anti-Ogm nel mondo), il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, il presidente dei Vas, Guido Pollice e il presidente dell’Istituto di certificazione etica e ambientale, Nino Paparella.

Da una parte c’è il modello di agricoltura italiana vincente tra i consumatori -ha detto Politi- che tende a sostenere la diversificazione produttiva e genetica, affronta pesanti investimenti, non solo per il Biologico ma anche per il convenzionale, mentre dall’altra c’è una minoranza che lavora per diffondere la coltivazione, l’uso e il consumo di Ogm, rischiando di vanificare questo percorso virtuoso intrapreso dagli imprenditori italiani e spingendo le agricolture planetarie verso una deriva pericolosa: l’azzeramento del forte legame tra produzioni e territorio.

Il made in Italy agroalimentare tipico e di grande qualità -ha continuato Politi- non vende nel mondo solo alimenti, ma i saperi collegati alla realizzazione di quello specifico prodotto e la storia del territorio dove esso nasce o si trasforma. La logica della «standardizzazione Ogm» ignora totalmente questo aspetto, che invece è centrale per l’economia del nostro settore, e non solo.
Il business dei «brevetti», perché alla fine è di questo che si parlerà -ha affermato il presidente della Cia- è un affare che non porterebbe alcun reddito per chi fa agricoltura nel nostro Paese, quindi inaccettabile proprio dalla nostra missione di tutela della categoria.
Tra l’altro -ha sottolineato Politi- dalla nostra parte ci sono oltre il 65 per cento dei consumatori europei che si sono detti contrari all’uso e al consumo di prodotti contenenti Ogm.

E’ fondamentale -ha concluso Politi- che su queste tematiche di grande rilevanza tutti lavorino con intelligenza e onesta intellettuale: una partita centrale la gioca l’informazione e la grande comunicazione che arriva alle persone. Un dato su tutti viene poco evidenziato ma è significativo: le coltivazioni Ogm nel mondo sono ancora meno dell’uno per cento del totale, si concentrano in poche aree geografiche e interessano solo quattro produzioni. Nell’immaginario collettivo passa invece il concetto che gli Ogm stiano invadendo l’agricoltura mondiale: questo, almeno fino a oggi, è falso.