28 agosto 2025
Aggiornato 03:30

Lavoro, Fammoni (Cgil): riprende iter ddl 1167 con norme punitive e negative

Su ipotesi dl su precari, modo sbagliato e inaccettabile

ROMA - Riprende oggi il suo iter parlamentare il ddl 1167, collegato alla Finanziaria 2009, ‘recante norme in materia di lavoro pubblico e privato’: «un ulteriore concentrato di norme punitive e negative per il lavoro». È il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, a dirlo nel sottolineare come il provvedimento sia «osteggiato tuttora all’interno della stessa maggioranza, messo da parte dopo il voto alla Camera lo scorso anno e adesso ritirato fuori e all’esame della commissione Lavoro del Senato».

L’inizio dell’iter del ddl è stato preceduto dalla notizia diffusa ieri di un decreto legge in cantiere che incide su uno degli aspetti più controversi di questo provvedimento: la stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. «Un tentativo di aggirare la protesta delle persone, i malumori interni alla maggioranza, e un modo sbagliato e inaccettabile per cercare di far passare norme ancor più sbagliate», dice Fammoni.

Quanto al ddl 1167, questo tocca diversi elementi, oltre la mancata stabilizzazione dei precari nella Pa, come «la stretta ai permessi per i disabili, l’attacco al processo del lavoro e gli ammortizzatori sociali». Per i precari pubblici, osserva il dirigente sindacale, «si conferma che l’Italia ha l’unico governo al mondo che vuole licenziare e chiudere fondamentali servizi durante la più grave crisi che il paese attraversa». Per Fammoni è «un fatto inaccettabile: si tratta di una platea amplissima, 112.000 lavoratori con contratto a tempo determinato e circa 80.000 lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, che dal 1 luglio, via via che raggiungeranno i 3 anni di servizio, saranno lasciati a casa e senza alcun ammortizzatore sociale. A questi si aggiungono coloro che da settembre perderanno il lavoro per i tagli alla scuola, per un totale di 400mila lavoratori a rischio. È un provvedimento che va assolutamente bloccato».

Secondo punto, «significativo del modo antisociale di governare», è il taglio all’assistenza dei disabili attraverso la riduzione dell’accesso ai permessi, ovvero, dice Fammoni, «l’unica attenzione del governo rispetto ai diritti essenziali delle persone con disabilità». Sul processo di lavoro, spiega il segretario confederale Cgil, «si vorrebbero varare nuove norme per limitare la possibilità del giudice dal giudizio di merito a quello di legittimità degli atti. Nel caso della certificazione di un nuovo rapporto di lavoro, infatti, anche in presenza di norme peggiorative rispetto al Contratto nazionale, il giudice non potrebbe più verificare le mansioni effettivamente svolte ma farebbe fede a quanto stabilito nel contratto certificato. Peraltro con queste norme finisce la gratuità del contenzioso per i lavoratori e si prevede una nuova tassa di 103 euro».

Infine, il testo prevede norme sugli ammortizzatori sociali superate poi dai provvedimenti successivi. «Si usi - suggerisce Fammoni - il ddl per cambiare le norme incostituzionali approvate con la Legge 2/09. In particolare quelle sulla sospensione che rovesciano il rapporto tra previdenza pubblica ed iniziativa privata, così come previsto nella Costituzione, e che prevedono una inaccettabile disparità  per  i lavoratori  nei settori in cui gli enti bilaterali non esistono o l’impresa non vi aderisca». In secondo luogo, precisa, «deve essere eliminata la norma che prevede come il ricorso agli ammortizzatori in deroga possa avvenire solo dopo il completamento del periodo di sospensione. Il governo elimini questi palesi aspetti di incostituzionalità su cui la Cgil, altrimenti, promuoverà un ricorso costituzionale a difesa dei lavoratori».

«Prosegue così dietro l’accattivante slogan «semplificare deregolando» lo smantellamento di diritti del lavoro. Sono norme che devono essere cambiate così come è inaccettabile e irresponsabile l’uso del Decreto legge. Prevediamo per questo - conclude Fammoni - iniziative specifiche durante il percorso  parlamentare e sono punti al centro della grande mobilitazione e della manifestazione del 4 aprile indetta dalla Cgil».