28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
A Novembre crolla la produzione industriale

«Crisi si allarga, da governo scelte inadeguate»

Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, commenta così il dato fornito oggi dall’Istat sulla produzione industriale

«L’analisi dei dati, oltre a confermare un vero e proprio crollo della produzione dell’auto, denota l’allargamento trasversale degli effetti della crisi sul sistema produttivo e l’inversione di tendenza dell’energia è certamente una conseguenza diretta della diminuita produzione industriale». Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, commenta così il dato fornito oggi dall’Istat sulla produzione industriale.

«Il 525% in più di cassa integrazione ordinaria per il 2008 - ricorda la sindacalista - è esattamente coerente con il dato sulla produzione industriale che cala del 9,7% su base annua, ovvero il maggior calo dal gennaio 1991». Inoltre, dalla lettura dei dati, «preoccupa il calo sempre più consistente dei beni strumentali, indice di una fermata degli investimenti e che non è difficile collegare alla difficoltà di finanziamento e credito», aggiunge Camusso.

Per la dirigente sindacale della Cgil, «se il tema è ricostruire la fiducia forse non è utile continuare ad affermare che la crisi non c’è ma bisognerebbe scegliere di investire per affrontarla. Ciò conferma che la scelta di porre la fiducia sul decreto anticrisi, e di non avviare nessun tavolo di confronto, sono scelte inadeguate rispetto alle esigenze di contrasto richieste dalla crisi».

Infatti, suggerisce la dirigente sindacale, «per non rassegnarsi a registrare il fatto che quanto si uscirà dalla crisi il nostro sarà un paese meno industrializzato, meno produttivo e più povero, serve definire e avviare: i cantieri degli investimenti pubblici; sostenere il campo dei trasporti con la domanda pubblica, anche attraverso la riconversione ecologica; rilanciare la ricerca, sostenendo le innovazioni dell’auto; alimentare davvero i consumi, e non limitarsi a invocarli, operando - conclude Camusso - attraverso la stabilizzazione dei precari e l’estensione degli ammortizzatori sociali».