18 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Festival di Roma 2015

«La foresta di ghiaccio», una favola nera

Il film di Claudio Noce svela il mistero che si nasconde tra un paese alpino scuro e ghiacciato e la centrale elettrica che lo domina: in quest'angolo d'Italia si muovono uomini enigmatici, fra cui due fratelli serbi, interpretati da Emir Kusturica e Adriano Giannini, un giovane operaio di origine bosniaca (Domenico Diele) e un'investigatrice sotto mentite spoglie, interpretata da Rappoport.

ROMA - Un thriller ambientato tra montagne senza tempo che tocca un argomento attuale come il traffico di clandestini: è «La foresta di ghiaccio», in concorso nella sezione Cinema d'Oggi al festival del film di Roma e nelle sale il 13 novembre. Il film di Claudio Noce svela il mistero che si nasconde tra un paese alpino scuro e ghiacciato e la centrale elettrica che lo domina: in quest'angolo d'Italia al confine con la Slovenia si muovono uomini dai volti scavati e enigmatici, fra cui due fratelli serbi, interpretati da Emir Kusturica e Adriano Giannini, un giovane operaio di origine bosniaca (Domenico Diele) e un'investigatrice sotto mentite spoglie, interpretata da Ksenia Rappoport.

NOCE: UNA FAVOLA NERA - Il regista ha spiegato ad Askanews: «A me piace definire 'La foresta di ghiaccio' una favola nera, dove ci sono dei personaggi in campo che rispondono a delle regole ben precise come quelle della tragedia, però mantenendo un forte legame con la realtà, con la verità».
Dietro il mistero del film si nasconde il traffico di immigrati clandestini, che si affidano a uomini loschi per andare oltre i nostri confini, mentre riecheggia continuamente un altro traffico doloroso di esseri umani, quello dal 1994, dei profughi bosniaci durante il conflitto con i Serbi.

GIANNINI: SFIDA ESALTANTE - Tutti i personaggi hanno un passato doloroso e torbido, che gli attori hanno raccontato in un ambiente difficile e ostile. Per Adriano Giannini è stata una sfida esaltante: «Per me il regalo più grosso che mi si possa fare è quello di farmi fare un film in ambienti naturali estremi, che siano deserti, che siano montagne, mari. - ha confessato Giannini ad Askanews - Mi piace non dover, specialmente in ruoli così complessi, rientrare a casa e avere il problema dell'idraulico, non voglio sapere niente: voglio tornare a casa e andare a mangiare con gli attori del film, che non sono attori ma che sono cacciatori, boscaioli del luogo, che m'invitano a casa loro a mangiare salsicce, a bere grappa: quello è il massimo per me, perché mi serve a entrare in quei personaggi».