29 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Tommasi: «La Lega ritiene che il contratto sia inutile»

Buffon: «Lo sciopero serve a depistare gli italiani»

Il portiere bianconero: «Non è stato voluto dai calciatori». Beretta: «Un nuovo sciopero sarebbe una follia». Abete: «La Lega non ha rispettato gli impegni». Petrucci: «L'accordo si troverà»

MILANO - «Lo sciopero dei calciatori è stato voluto per depistare gli italiani». Questo è il pensiero di Gianluigi Buffon, che dice la sua sul mancato accordo in materia di contratto collettivo. «Alla base di tutto ci sono state idee più che giustificabili - sostiene il numero uno della Juventus intervistato da Sky Sport 24 - e questo posticipo della prima giornata è stata una cosa cercata, non voluta da noi calciatori. C'era modo di evitarlo, ma si sa: il calcio è uno sport popolare e tornava comodo per far parlare di noi in modo negativo».
Se non verrà raggiunto l'accordo, anche la seconda giornata di campionato sarà fortemente a rischio. «Mi auguro di giocarla - dichiara Buffon -, si spera si possa trovare questa intesa. Non è così difficile far combaciare e avvicinare le parti. Quando si arriva a questo punto, gli errori sono stati commessi da parte di tutti».

Prandelli: «Autogol di tutti» - «È un autogol da parte di tutti». Così Cesare Prandelli definisce lo sciopero che ha fatto slittare la prima giornata di campionato. Il commissario tecnico della Nazionale italiana, da Coverciano, si dice dispiaciuto per il mancato accordo tra Lega e calciatori. «Speravo fino all'ultimo che si potesse scendere in campo», ammette.
Il selezionatore sottolinea il ruolo dei giocatori nella vicenda: «L'8 dicembre dello scorso anno avevano trovato l'accordo, per loro è importante. Erano altri a dover fare un passo. È chiaro che vogliamo dare anche noi un'immagine diversa di questo calcio».
Infine Prandelli puntualizza: «Ci sarebbe voluta più volontà anche da parte dei giocatori di scendere comunque in campo anche senza la firma. Forse ci sarebbe stato bisogno di un gesto del genere. Sarebbe stato meraviglioso se, con tutte le loro ragioni, i calciatori fossero scesi comunque in campo».

Tommasi: «La Lega ritiene che il contratto sia inutile» - Continua il braccio di ferro tra Lega e Aic per il rinnovo del contratto collettivo. «La volontà che sta sotto tutte
queste discussioni è che, secondo la Lega, il contratto collettivo non serve - spiega il presidente dell'Aic Damiano Tommasi, a Radio Anch'Io Sport -. A dimostrazione della poca volontà, in questi giorni i presidenti si sono parlati, ma hanno fatto mercato, non interessava parlare del contratto collettivo. Io giovedì ero ancora ottimista, venerdì mattina ho fatto una proposta e invece mi si chiedeva l'annuncio dello sciopero. Slittamento seconda giornata? Io non mi pongo il problema dell'11 settembre, ma di oggi pomeriggio, sperando di partire il prima possibile. Il nostro obbiettivo è la firma del contratto collettivo e giocare il prima possibile».

Beretta: «Un nuovo sciopero sarebbe una follia» - Maurizio Beretta, presidente della Lega di Serie A, si augura che si arrivi presto ad un accordo con l'Assocalciatori per il rinnovo del contratto di categoria, per evitare un nuovo stop al campionato: «Aspettiamo di vedere come si pensa di procedere. Io sono sempre stato non pessimista, ognuno deve fare un pezzo di strada, noi e l'Aic - riconosce Beretta - Avremo una settimana densa di appuntamenti, ma sarebbe una follia seconda giornata senza calcio. Il pallone italiano è vivo e vegeto e deve ripartire al più presto».

Abete: «La Lega non ha rispettato gli impegni» - «La Lega non ha rispettato gli impegni presi». È netta la presa di posizione del presidente della Figc, Giancarlo Abete, sullo sciopero dei calciatori. «Zamparini ha ragione quando dice che bisogna tornare a giocare - dice ai microfoni di Radio Anch'io Lo Sport su Radiouno -. Questo sciopero è assolutamente incredibile. Una delle due problematiche su cui si basa non ha alcuno spessore: l'interpretazione dell'articolo 7 è presente da 25 anni e ha provocato solo pochi contenziosi per mobbing. Tutti i giocatori hanno diritto di essere allenati in modo che venga salvaguardata la loro professionalità. Essendosi allargate le rose nel corso degli anni, è chiaro che ci sono equilibri che variano da società a società, ma questo irrigidimento sull'articolo 7 è eccessivo: l'accordo in materia era stato raggiunto il 7 dicembre, è sufficiente leggere la rassegna stampa del giorno dopo. Poi la Lega ha cambiato idea: è legittimo farlo, ma è anche giusto dire che non ha rispettato gli impegni presi».
Pur ribadendo la necessità di arrivare ad una mediazione, Abete ribadisce alcuni punti fermi: «Ci sono delle verità. È incontrovertibile dire che una delle due parti non ha rispettato l'accordo. Poi si è creato un problema kafkiano relativo al contributo di solidarietà. Si è creata una sorta di caccia all'untore: in un paese che vive un momento di grande difficoltà, chi ha uno stipendio alto viene messo all'indice e chi ha di più viene visto come un privilegiato. Sarà la legge, qualora la tassa permanesse, a stabilire chi la pagherà. L'asse dell'opinione pubblica è stata spostata sul tema economico, ma questo sciopero non ha ragioni economiche».
Poi l'attacco, duro nei toni, all'atteggiamento di alcuni presidenti di società: «Purtroppo siamo molto provinciali. Il calcio italiano è all'interno del circuito internazionale di Uefa e Fifa: pensare che le idee del singolo possano modificare il sistema mondiale significa essere fuori dal mondo e avere una mentalità provinciale. Il singolo imprenditore, presidente di una società di calcio, se non riesce a trovare all'interno della Lega la quadra sulla norma sugli accordi televisivi, come può pensare di cambiare le regole mondiali? È un problema metodologico, la governance non funziona. Sono necessariamente ottimista: la seconda giornata di campionato si deve giocare. E pazienza se l'Italia giocherà due partite di qualificazione agli Europei senza nessuna partita di campionato alle spalle. Dovremmo stare più attenti alla qualità del nostro calcio: se ci concentrassimo sugli aspetti tecnici per rimanere competitivi in campo internazionale, sarebbe meglio».

Petrucci: «L'accordo si troverà» - «Le persone di buon senso volevano l'accordo, poi ci sono i soliti fenomeni che vogliono andare contro tutti e contro tutto». Non utilizza giri di parole il presidente del Coni, Gianni Petrucci, commentando lo sciopero dei calciatori che ha provocato lo slittamento della prima giornata di Serie A.
«Fino all'ultimo abbiamo tentato di trovare l'accordo ponte - spiega ai microfoni di Radio Anch'io Lo Sport su Radiouno - e io resto ottimista: sono convinto che l'accordo si troverà. La tassa di solidarietà? Leggo che probabilmente sarà tolta, è un falso problema. Per quanto riguarda l'accordo collettivo, invece, lo chiedono i calciatori, Campana l'aveva firmato e ad Abete andava bene. Poi all'improvviso non è andato più bene. Non penso che dietro tutto questo si nasconda una lotta ad Abete, se c'è stiamo parlando di gruppi sparuti. Abete è stato eletto democraticamente, è il vice presidente dell'Uefa e lì rimarrà».
Petrucci punta l'indice in particolare contro alcuni presidenti, quelli che rappresentano l'ala moderata delle società di Serie A: «Abbiamo dei presidenti che sono dei numeri uno nelle loro attività, non è possibile che nel calcio non si trovi una sintesi su problemi che riguardano solo pochissime società (il riferimento è all'articolo 7 del contratto collettivo, ndr).
Facciamo parlare i presidenti più illuminati, come De Laurentiis che ha proposto tante riforme, e portiamo le problematiche all'attenzione del governo. Sono sicuro che alla fine prevarranno le posizioni dei presidenti più illuminati. La brutta figura non può essere ripetuta: fiducia all'Associazione italiana calciatori, fiducia ai presidenti e fiducia ad Abete. Chi alza la voce ha sempre torto: la pacatezza e la serietà vinceranno».
L'incredulità e la rabbia di Petrucci di fronte allo sciopero non si sono placate: «Perché ci sono guerre continue e uomini contro? Perché non fanno tutti come De Laurentiis, che è amato dai tifosi e organizza amichevoli a ingresso gratuito facendo il tutto esaurito? Col buon senso si risolve tutto. È uno sciopero che non ha ragione di esistere. Non c'è nessuno che l'abbia definito giusto. Il rischio di commissariamento della Lega? Sono fiducioso, il presidente della Figc Giancarlo Abete incontrerà le parti e sono sicuro che si troverà l'intesa. Le società, l'Aic e la Federazione si rendono conto che la seconda giornata di astensione provocherebbe problemi con le tv che investono nel calcio. Il calcio resta lo sport più popolare e i presidenti devono capire che deve rimanere appetibile».