Le tre spine di Pioli
L'avvio di stagione negativo, le sconfitte, il ribaltone in panchina e tanti problemi ancora da risolvere per il nuovo tecnico del Milan

MILANO - Il Milan riparte da Stefano Pioli dopo l’esonero di Marco Giampaolo, nel disperato tentativo di raddrizzare una stagione nata male e che rischia fortemente di terminare peggio. La reazione nel secondo tempo dell’ultima partita giocata contro il Genoa ha certificato l'unità del gruppo rossonero e regalato tre punti insperati per come si era messa la sfida di Marassi, vinta per miracolo dalla truppa dell’ormai ex Giampaolo. Ma i problemi del Milan restano e sono tanti, a cominciare da una fluidità di gioco ancora totalmente assente e un’identità mai neanche lontanamente mostrata dai rossoneri.
Difficoltà
E dire che l'ex tecnico della Sampdoria era stato scelto da Paolo Maldini (certo, anche dopo il rifiuto di una mezza dozzina di altri allenatori) proprio per la qualità e l'organizzazione delle sue squadre, brillanti e piacevoli da guardare. Ma il Milan non è l'attuale Sampdoria, non è neanche l'Empoli, così come San Siro non è il Castellani, San Siro fischia, ulula e contesta, perdona poco ai grandi, figuriamoci a Giampaolo. Eppure il successo di Genova poteva rendere l'allenatore di Giulianova più saldo e con 15 giorni di tempo per lavorare più intensamente sulle sue idee, e invece niente, fuori lui e dentro Pioli, peraltro accolto con furiosa rabbia dal popolo milanista, stufo di veder passare allenatori «normali» su una panchina che meriterebbe una guida esperta e sicura.
Cercasi goleador
Fondamentalmente, il nuovo tecnico del Milan deve risolvere tre problemi per riportare la squadra a livelli di classifica più dignitosi e poi concentrarsi su un gioco più brillante che a Milano non si è finora mai visto. Primo: salvaguardare Piatek, le cui prestazioni continuano ad essere balbettanti. Va bene che il polacco non corrispondeva esattamente all'identikit perfetto del centravanti voluto Giampaolo, va bene che il gioco zoppicante della squadra lo ha penalizzato, va bene che l'ex genoano fa denotare qualche mancanza tecnica, ma non è francamente possibile proseguire la stagione con un bomber in difficoltà, così come poco saggio sarebbe tenerlo in panchina attendendo tempi migliori. Basterebbe utilizzarlo per ciò che è: un cecchino dell’area di rigore.
Cercasi terzino
Secondo: il terzino destro. L'apporto di Davide Calabria finora è stato un disastro, addirittura peggiore di quello dell'allenatore, e ce ne vuole. Due cartellini rossi in 7 giornate di campionato, disattenzioni, errori tecnici banalissimi e la perenne sensazione di essere di fronte ad un calciatore spaesato e con il carisma pari allo zero; basterebbe metterlo in panchina, allora, ma il problema è che chi lo sostituisce (vale a dire Conti) va anche peggio, apparendo ancora lontanissimo dalla miglior condizione e dalla maturità che il Milan impone anche in tempi bui come questi. Uno dei due terzini va educato e spronato, almeno fino a gennaio quando occorrerà mettere mano al portafogli e catapultare a Milanello un laterale degno di questo nome.
Turco dormiente
Infine: Hakan Calhanoglu. E' lui il terzo problema di fronte a Stefano Pioli. Il turco ha finora offerto un rendimento negativo ed inaffidabile, mettendo a referto prestazioni insoddisfacenti e come unica nota lieta il gol partita contro il Brescia dello scorso 31 agosto. Mezzala, centrocampista puro o punta esterna che sia, Calhanoglu continua nella sua discontinuità, con gli arrembanti Paquetà e Bonaventura che alle sue spalle provano a fargli le scarpe. Possibile che Pioli nelle prossime gare conceda riposo al turco, provando a ricaricarne le batterie, perchè se tanto Montella, quanto Gattuso e quanto per ultimo Giampaolo abbiano riposto tanta fiducia nelle qualità del numero 10 rossonero, qualcosa dovrà pur significare. Ma il tempo anche per Calhanoglu stringe: prendersi il Milan sulle spalle a breve, o lasciare spazio ad altri. Di lavoro in questi primi giorni a Milanello, dunque, per Pioli sembra davvero non mancare.
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