Milan: attenzione alle false illusioni
La squadra di Gattuso è passata in breve tempo dalle critiche ad una ritrovata fiducia, ma non tutto ciò che luccica potrebbe rivelarsi oro

MILANO - Il Milan che solo tre mesi fa si apprestava a programmare la stagione 2018-2019 era ed è stata (per fortuna) un'opera incompiuta e trasformatasi in uno spartito completamente diverso. La società è cambiata dopo il contenzioso con la Uefa, passando dai misteriosi cinesi capitanati dall'altrettanto ignoto Yonghong Li al solido ed affermato fondo americano Elliott di Paul Singer; è cambiata anche la dirigenza con Leonardo e Maldini a prendere il posto degli esautorati Fassone e Mirabelli, nonchè sono cambiate anche le prospettive: da una campagna acquisti raffazzonata, infatti, si è passati ad un calciomercato oculato ed intelligente, condotto da un Leonardo che ha tenuto sempre il polso della situazione intavolando trattative, vedi quella con la Juve che ha portato in rossonero Caldara ed Higuain in cambio di Bonucci, ragionate e concrete, rinforzando la rosa a disposizione di Gennaro Gattuso.
Trappole in agguato
Poi è iniziato il campionato e il Milan ha perso dignitosamente a Napoli e battuto caparbiamente la Roma a San Siro prima della sosta per le nazionali. I rossoneri sono apparsi ben disposti in campo e determinati a raggiungere quella qualificazione in Coppa Campioni che a Milanello manca da ben 5 stagioni; l'entusiasmo è giustamente tornato a far capolino nel popolo rossonero e la sensazione è che quella attuale possa essere l'annata del rilancio per il club milanista. Attenzione, però, a non cadere in un gioco perverso che rischierebbe di vanificare tutto: gli elogi a Gattuso e alla sua squadra per il successo contro la Roma sono stati meritati e giustificati, ma il rischio è che si incominci ad esagerare. Prendiamo La Gazzetta dello Sport, ad esempio, che ha titolato audacemente nella giornata di giovedì: «Milan, prove di anti Juve».
Realtà
Premesso che l'anti Juve non esiste, o per meglio dire, può esistere solo in caso di suicidio epocale dei bianconeri, il Milan ad oggi deve concentrarsi esclusivamente sul raggiungimento di una posizione fra la seconda e la quarta del campionato. Il rischio di fare il passo più lungo della gamba è concreto e titoli simili possono esaltare eccessivamente squadra ed ambiente che potrebbe poi inevitabilmente deprimersi al primo pareggio inaspettato. In fondo, qualcosa di simile è accaduto anche quando al timone dei rossoneri c'era Filippo Inzaghi (stagione 2014-2015) che aveva iniziato anche discretamente la stagione, chiudendo l'anno solare con la vittoria per 2-0 contro il Napoli e l'ottimo pareggio di Roma in casa dei giallorossi, innescando un'eccitazione eccessiva (dirigenza e presidenza compresa) che hanno portato a richieste assurde (vincere il campionato), travolgendo squadra ed allenatore, confusi ed impreparati e finiti col perdere totalmente le redini della situazione con il risultato di una mancata qualificazione alle coppe europee ed un finale di campionato tremebondo. Un'esperienza che deve servire da lezione al Milan attuale, dal presidente all'ultimo dei simpatizzanti: l'organico a disposizione di Gattuso è buono, ma la lotta scudetto ad oggi è una montagna troppo alta da scalare ed i rossoneri non hanno nè piccone, nè guanti e nè corde di salvataggio; in questa situazione cadere potrebbe essere fatale.
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