Milan: i dieci capi d’accusa che inchiodano Montella
Il Milan perde ancora e ancora una volta il principale imputato del disastro rossonero è lui, Vincenzo Montella. Gli azzurri di Sarri non hanno neppure giocato la loro miglior prestazione stagionale, ma comunque hanno costretto i rossoneri, non alla loro peggior partita, alla sesta sconfitta dopo 13 giornate di campionato.
MILANO - Il Milan perde ancora, stavolta contro il Napoli, e ancora una volta il principale imputato del disastro rossonero è lui, Vincenzo Montella da Pomigliano D’Arco. Alla vigilia del match Massimiliano Mirabelli annunciava cambi di marcia che sono evaporati come una nuvola di profumo e a questo punto sembra quasi inutile sognare un futuro roseo in stagione per il Milan. Questa squadra è ancora molto lontana - forse troppo - dall’essere competitiva per le prime posizioni della nostra serie A e tanto vale prenderne atto.
Ci sembra giusto però provare a scoperchiare definitivamente il pentolone delle polemiche e analizzare con cura cosa funziona (pochissimo) e cosa ancora non va nel Milan targato Montella.
1) La cervellotica formazione scelta da Vincenzo Montella ha suscitato più di qualche perplessità nei tifosi rossoneri e in tutti gli osservatori ed addetti ai lavori (Ricardo Rodriguez lasciato ad ammuffire in panchina; Locatelli schierato da trequartista anzichè davanti alla difesa dove si trova più a suo agio; Borini forzato ad agire da terzino senza averne qualità, passo ed attitudine; Romagnoli costretto ad allargarsi a sinistra perdendo spesso la posizione; Bonaventura fresco di infortunio portato ad agire a tutta fascia sulla sinistra etc. etc.) ma paradossalmente fine non è nella scelta degli undici titolari, né nella fantasiosa distribuzione di alcuni ruoli, che vanno individuate le principali colpe dell’allenatore rossonero.
2) Il Milan complessivamente ha dato una buona dimostrazione di coraggio, facendo la partita per lunghi tratti del match, eppure è proprio in questo modo che ha mostrato impudicamente agli occhi del mondo tutti i limiti oggettivi di una squadra incapace di costruire qualcosa di vagamente pericoloso per gli avversari. Ancora una volta, come ad Atene, un intero primo tempo è scivolato via senza uno solo tocco di palla nell’area di rigore avversaria. Il risultato è che fino al 92’, quando Romagnoli ha piazzato la stilettata vincente in fondo al sacco, il portiere del Napoli Reina ha potuto dormire sonni tranquilli.
3) L’atteggiamento orgoglioso dei ragazzi e la buona volontà non sono bastati al cospetto di una squadra che, pur senza fare cose straordinarie, ha dimostrato cosa vuol dire essere «Squadra».
4) La differenza più evidente tra Napoli e Milan non è la diversa qualità delle due rose, ma una sola parola che fa tutta la differenza del mondo: organizzazione.
5) Per lunghi tratti del match è sembrato che i calciatori del Napoli filassero a velocità doppia rispetto ai rossoneri. Non fatevi fuorviare, non si tratta di condizione atletica e non c’entra nulla il cambio di preparatore a Milanello. La verità invece è che gli uomini di Sarri occupano meglio gli spazi e sanno sempre dove e quando correre. Tutte cose che al Milan non si vedono più ormai da anni.
6) Suso è probabilmente il calciatore più fantasioso del Milan, l’unico da cui ci si può aspettare qualche illuminazione vincente. Sempre più spesso però si ostina a fare tutto da solo ignorando i compagni. Egoismo o mancanza di soluzioni tattiche offerte dal tecnico? Il dibattito è aperto
7) Donnarumma e Romagnoli sono indubbiamente i talenti più puri del Milan attuale. E ci metto pure Locatelli e Cutrone, che seppur ancora in ritardo rispetto ai compagni, sono quello con i maggiori margini di crescita. La speranza è che Montella lo tenga sempre a mente e cerchi di preservarli e coccolarli il più possibile, non costringendoli a magre figure facendoli giocare fuori ruolo (Romagnoli e Locatelli a Napoli) e contro ogni logica.
8) Quanto è triste vedere Bonaventura in queste condizioni fisiche, mentali, tecniche e caratteriali. E la colpa non può non ricadere sul tecnico che ha avuto la pessima idea di ripresentarlo a Napoli dopo una lunga assenza per infortunio chiedendogli un estenuante lavoro a tutta fascia che naturalmente ha evidenziato tutti gli attuali limiti di Jack.
9) Si fa sempre più delicato il problema attacco. A Napoli Kalinic, indispettito da Suso che nel primo tempo lo ha ignorato almeno un paio di volte, si è defilato definitivamente nella ripresa quando attorno a lui ha iniziato a giocare Andrè Silva. A dimostrazione che il croato ha bisogno di spazio e solitudine lì davanti, non di un partner. Ed infatti quando è entrato in campo, il principale problema per il portoghese, non è stato il muro di Coulibaly e Albiol, ma l’incomunicabilità con il compagno di reparto croato.
10) Tutti i calciatori rossoneri stanno rendendo almeno due tacche sotto i loro standard abituali. Un segnale a dir poco preoccupante.
Conclusione
In conclusione, è difficile credere che un eventuale esonero di Montella abbia il potere di cambiare le sorti di una stagione virtualmente compromessa. È innegabile però che l’allenatore rossonero, dopo quasi 5 mesi di lavoro, ancora non sia stato capace di offrire ai suoi ragazzi uno straccio di spartito da eseguire, costringendo i rossoneri a vivere ai confini dell’improvvisazione, trascinati dall’emotività del momento e sballottati qua e là dalle ondate delle varie partite. Resta però la convinzione che questa squadra merita ancora fiducia, soprattutto in virtù del processo di crescita dei tanti giovanotti di stanza a Milanello. Il Milan non è una squadra costruita male, meriterebbe solo di essere gestita meglio.
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