Minaccia Ferrari: «Lasciamo la F1 se le regole non ci piacciono»
Si apre domani, nel vertice di Parigi, il braccio di ferro sui regolamenti per i motori dal 2021 in poi: da un lato i nuovi proprietari di Liberty Media, dall'altro la Rossa e la Mercedes
SCARPERIA – «Noi ci siamo da un po' e vorremmo restare. Ma tutto dipende...». A parlare, ai microfoni del Corriere della Sera, è il team principal della Ferrari, Maurizio Arrivabene. E l'ipotesi che ventila è la più clamorosa per i tifosi della sua Scuderia e della Formula 1 in generale: la possibilità che la Rossa abbandoni il Mondiale a quattro ruote. Un'idea la cui concretizzazione, per ora, resta fortunatamente lontana, ma che il manager bresciano non può escludere nel caso in cui la direzione che prenderanno i futuri regolamenti tecnici del circus non sia di suo gradimento.
Solo l'ibrido
L'acceso confronto per definire come saranno le monoposto e, soprattutto, i motori dal 2021 in poi si aprirà infatti domani con il primo vertice a Parigi tra la Federazione internazionale dell'automobile, i nuovi proprietari americani di Liberty Media e i team. E la Ferrari, sul tema, ha un'idea ben chiara, condivisa peraltro anche dalla rivale Mercedes: riforme sì, ma solo per contenere i costi. La tecnologia ibrida non si tocca. «L'ho detto tante volte – ha ripetuto Arrivabene in conferenza stampa a margine del GP del Messico – La nostra visione sul futuro dei motori dopo il 2021 è molto semplice: si tratta di ridurre le spese, mantenendo la stessa architettura del motore e migliorando le prestazioni e lo spettacolo. Come riuscirci lo discuteremo nei prossimi giorni, perché ciascuno ha le sue idee. Parlando a nome della Ferrari, per noi le prestazioni fanno parte del Dna della nostra azienda, rappresentano il nostro marchio. Dovremo capire se le proposte saranno accettabili. Non sono la Ferrari e la Mercedes a dirigere lo show, ma noi siamo quelli che i motori li produciamo».
Marchionne conferma
Da questa parte dell'Atlantico, intervenendo alle Finali mondiali del Cavallino rampante sulla pista toscana del Mugello, anche lo stesso presidente Sergio Marchionne ribadisce il concetto: «Se si fanno le cose per bene, sono disposto a discutere su tutto – ha dichiarato il numero uno di Maranello – Ma se iniziamo a trasformare la Formula 1 in un affare da centro commerciale, non sono interessato. Bisogna essere razionali: la F1 fa ancora parte della storia Ferrari e ho tutte le intenzioni di proteggere la sua partecipazione in questo sport. Ma non a ogni costo, o per pure ragioni commerciali. La Formula 1 ha un suo aspetto nobile, è uno sport unico, quindi non può essere commercializzato come gli altri». Insomma, il succo sembra chiaro: o passerà la linea Ferrari-Mercedes, oppure anche il più inatteso degli strappi potrebbe diventare una possibilità concreta. Un po' come minacciò di fare il fondatore Enzo Ferrari nel 1986: o la Fia sospende la riduzione della cilindrata a 1200 cc, dichiarò il Drake, oppure andiamo a correre nella Formula Cart americana, per la quale abbiamo già costruito una macchina. Manco a dirlo, quel braccio di ferro lo vinse lui.
Nessun aiutino
Le parole di Arrivabene e di Marchionne ricordano però anche altre dichiarazioni, molto più recenti: quelle dell'ex patron del campionato Bernie Ecclestone, che hanno scosso il paddock nello scorso weekend. La Ferrari, sostiene Mr E, rischia in questa fase di ripetere lo stesso errore commesso dal vecchio presidente Luca di Montezemolo, quando diede il via libera al regolamento dei motori ibridi, una tecnologia in cui gli avversari tedeschi erano allora in grande vantaggio, di fatto consegnando nelle loro mani le chiavi della superiorità che a tutt'oggi non si è ancora esaurita. Per evitarlo, stavolta, la Rossa e le Frecce d'argento si sarebbero messe d'accordo. Ma Ecclestone ha rivelato anche un altro scomodo retroscena: in passato lui e la Federazione avrebbero sempre rivolto un occhio di riguardo alla casa italiana, non trascurando di inserire degli aiutini a lei dedicati nei regolamenti. Una versione che Marchionne smentisce seccamente: «Penso che sia una semplice fesseria. Bernie deve ringraziare la Ferrari per avergli dato la chance di governare la Formula 1 e diventare un miliardario, grazie alla nostra assistenza. Dio lo benedica: ha fatto tanto per questo sport, ma anche noi». Sarà. Eppure, oggi che l'imprenditore inglese ha ceduto il testimone ai nuovi proprietari americani, le regole rischiano di non essere più così favorevoli a Maranello...
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