«Hamilton, lascia ripassare Bottas»: gesto corretto o suicida?
La Mercedes ha dapprima lasciato strada a Lewis per lanciarlo all'attacco delle Ferrari, poi gli ha chiesto di restituire il podio a Valtteri. Perdendo tre punti che potrebbero costargli cari nella corsa al Mondiale. Ma ciò che è accaduto davvero tra i vertici del team al muretto box resta un mistero
BUDAPEST – «Speriamo che non mi costi il campionato». Ha l'amaro in bocca Lewis Hamilton, al termine di un Gran Premio d'Ungheria che lo ha visto concludere fuori dal podio, alle spalle del suo compagno di squadra Valtteri Bottas. Il tutto per una decisione inspiegabile quanto controversa del muretto box della Mercedes. Che prima, al giro 43, ha dato l'ordine di scuderia al gregario di lasciar passare il suo capitano per dare l'assalto alle due Ferrari. Poi, quando l'assalto è fallito, ha dato il contrordine restituendo la terza posizione al finlandese. «Abbiamo dimostrato correttezza, sincerità, spirito di squadra – rivendica a fine gara il team principal Toto Wolff – Lo stesso spirito con cui abbiamo vinto tre Mondiali: e pazienza se questa decisione ci costerà il quarto, ne vinceremo altri in futuro». Parole che, però, contrastano visibilmente con l'immagine eloquente catturata dalle telecamere all'interno del garage subito dopo il taglio del traguardo: le riprese mostrano infatti lo stesso Wolff che scaglia con la sua cuffia e si rivolge con rabbia al presidente Niki Lauda, come se la scelta l'avesse presa quest'ultimo, contro il parere del boss austriaco.
E Valtteri ringrazia
Cosa sia davvero successo dietro le quinte delle Frecce d'argento in quei momenti concitati della gara lo sanno solo i diretti interessati, che però tengono comprensibilmente le bocche cucite. A noi non resta che analizzare quanto è accaduto in scena, catturato dalla diretta in mondovisione. A partire da quella frenata sbagliata apposta da Bottas per dare strada al suo caposquadra, che tradiva platealmente quanto si fosse visto costretto ad obbedire controvoglia. «Stavo cercando di avvicinarmi a Kimi abbastanza da attaccarlo, ma non ne avevo l'opportunità – racconta il finlandese – Poi ci siamo scambiati le posizioni e ci ha provato Lewis; nel frattempo io ho faticato con i doppiati e ho perso il ritmo. Ma il team mi aveva promesso che se lui non fosse riuscito nel sorpasso allora mi sarei potuto riprendere il mio posto e alla fine hanno mantenuto la promessa. Ne sono contento e ringrazio Lewis: non credo che un altro compagno di squadra avrebbe accettato di perdere così un podio».
Lewis onesto suo malgrado
Hamilton, da parte sua, ha sicuramente onorato il fair play, ma lo ha fatto altrettanto controvoglia, con un controsorpasso altrettanto plateale proprio sulla linea del traguardo. «Rallentare di sette secondi nell'ultimo giro è stato difficile – ci tiene a rimarcare, quasi a far pesare il vantaggio che in quel momento aveva costruito sulla vettura gemella – Ed ero nervoso per la possibilità di perdere un'altra posizione a vantaggio di Verstappen, ma fortunatamente non è stato così. Spero che il modo in cui ho guidato oggi e in cui mi sono comportato sul finale dimostri che so fare il gioco di squadra e che sono un uomo di parola». Per dimostrarlo, però, il campione anglo-caraibico ha dovuto cedere altri tre punti al suo diretto avversario nella corsa al titolo, Sebastian Vettel: «Per il campionato è dura – ammette – Spero di non perderlo a fine stagione per meno di tre punti». Resta il fatto che il tre volte iridato non è riuscito ad approfittare dei problemi allo sterzo del ferrarista, sia per colpa del suo personale guasto alla radio che per la natura del circuito magiaro che rende quasi impossibili i sorpassi: «Avevo un ottimo passo, ma non potevo comunicare via radio, quindi non sono riuscito a dire al muretto che le gomme erano a posto e potevo restare in pista – ha raccontato, non senza una vena polemica – Se fossi rimasto fuori per altri cinque o dieci giri, forse avrei avuto la chance di attaccare e superare le Ferrari. Invece sono rimasto bloccato dietro a Valtteri e ho perso molto tempo. Non riuscivo a dire al team che ero molto più veloce, ma loro lo vedevano e inizialmente non hanno reagito. Alla fine mi ha fatto passare, ma non sono comunque riuscito a superare Raikkonen e così ho deciso di fare comunque la cosa giusta». Chissà se al termine del campionato userà ancora lo stesso aggettivo per descriverla.