La Ferrari riparte da Baku, una pista amica
Cancellare la delusione di Montreal e tornare a farsi valere: questo l'obiettivo del Cavallino rampante nel Gran Premio dell'Azerbaigian di questo fine settimana. I presupposti positivi, dal punto di vista tecnico, ci sono tutti: le curve lente e anguste del circuito cittadino esaltano la trazione della SF70H
BAKU – Inutile far finta di nulla: qualche scoria addosso, dal weekend nero di Montreal, c'è ancora. Quel senso di delusione e di frustrazione che ti prende quando sai di non aver tradotto in risultati tutto il tuo potenziale, e non per colpa tua ma delle circostanze avverse. Ma la Ferrari risponde nell'unico modo che ha imparato dal suo team principal in questo inizio di Mondiale, fedele alla regola di Maurizio Arrivabene: «Testa bassa e pedalare». Il Canada è già dietro le spalle, distantissimo anche geograficamente (poco meno di 9 mila km, in linea d'aria). E quella famigerata testa, tenuta sempre bassa, è già lanciata verso Baku, che questo weekend offre l'occasione perfetta per voltare pagina e tornare a sorridere.
Le carte da giocarsi
È vero, infatti, che il Gran Premio dell'Azerbaigian pone delle grosse incognite a tutte le squadre, e non potrebbe essere altrimenti per una gara che finora è stata disputata in una sola edizione (sotto l'insegna di GP d'Europa). Per giunta, il circuito cittadino azero è particolarmente anomalo, nel suo disegno. Vanta il rettilineo più lungo del Mondiale, con i suoi 2,2 chilometri, dunque teoricamente favorevole alla strapotenza del motore Mercedes (che nel 2016, montato sulla Williams che allora guidava Valtteri Bottas, stabilì un record di velocità di punta di ben 366 km/h). Ma il ritmo veloce dei suoi allunghi è spezzato da una serie di chicane e di curve lente, spesso ad angolo retto, e dalla sede stradale strettissima. Forse ancor più del propulsore, dunque, contano tantissimo le doti di trazione e di guidabilità delle monoposto: proprio i fiori all'occhiello della SF70H, che con il suo passo corto dovrebbe garantire a Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen una maggiore agilità nei tratti più angusti. Se a ciò si aggiunge una gamma di pneumatici medio-morbida (anche se mancano le amate ultrasoft), lo scenario tecnico dovrebbe porre, almeno sulla carta, tutti i presupposti per una buona prestazione del Cavallino rampante.
Brutti ricordi per Hamilton
Baku, del resto, fu foriera di soddisfazioni perfino nel 2016, un anno per il resto da dimenticare per Maranello. A vincere, nell'unica edizione finora disputata di questa corsa, fu Nico Rosberg, ma Vettel chiuse secondo e Raikkonen quarto. Entrambi, insomma, davanti all'attuale rivale nella corsa al titolo Lewis Hamilton, che non andò oltre il quinto posto in un GP che fu costretto ad impostare tutto alla rincorsa. Il motivo? Una toccatina al muro durante le qualifiche. Già, perché da buona pista stradale, anche quella dell'Azerbaigian ha le barriere di protezione subito ai lati dell'asfalto, e dunque il margine d'errore al volante è ridotto al minimo. Stavolta, il pilota della Mercedes farà bene a ricordarselo.
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