30 maggio 2023
Aggiornato 23:00
Servirà un pesante adeguamento o il GP di Catalogna non si correrà più

La pista di Barcellona contro Valentino Rossi: «Ci è costato 200 mila euro»

Il direttore del circuito del Montmelò è durissimo contro il Dottore: sarebbe stato lui a fomentare la rivolta dei piloti che ha costretto gli organizzatori a tornare alla chicane del 2016. In realtà tutti i suoi colleghi erano d'accordo. E i problemi di asfalto e di sicurezza vanno risolti con dei lavori

Valentino Rossi
Valentino Rossi Foto: Michelin

ROMA – Dovrebbe essere Valentino Rossi quello infuriato contro il circuito di Barcellona, visto che è stato teatro di uno dei suoi peggiori Gran Premi della stagione, e più per colpa delle gomme e dell'asfalto che della sua guida. Invece, è accaduto il contrario: è il direttore del circuito del Montmelò, Joan Fontseré, ad aver perso la pazienza contro il Dottore. In una lunga intervista rilasciata al quotidiano sportivo spagnolo As, infatti, il numero uno dell'impianto catalano ha accusato il fenomeno di Tavullia di aver fomentato la rivolta tra i suoi colleghi al punto da costringere gli organizzatori a cancellare la nuova chicane introdotta proprio in questa edizione e a tornare alla variante utilizzata già l'anno passato dopo l'incidente mortale del povero Luis Salom: «Abbiamo lavorato un anno per tornare al punto di partenza – ha attaccato Fontseré – Per prima cosa mi ha sorpreso che quindici giorni prima c’è stato un test al quale non si sono presentati tutti i piloti e team, e neppure Fim e Dorna a supervisionare i collaudi. E in secondo luogo mi sorprende che tutti i piloti dopo i test abbiano trovato il tracciato più sicuro. Alcuni, come Marquez, hanno detto che la pista gli piaceva di più; altri, come Aleix Espargaro, che era una m...a ma era comunque più sicura. E pure Crutchlow ha detto: 'Lo hanno deciso per motivi di sicurezza'. Poi si scopre che venerdì, un pilota che non è venuto ai test (Valentino Rossi, ndr) ha rilasciato una dichiarazione ed è nato un problema. La prossima volta mi auguro che si presentino tutti, perché si tratta di un grande cambiamento del tracciato e sappiamo il motivo per cui è stata introdotta. Sono in gioco molte cose: la vita dei piloti ma anche la reputazione della Federazione e dello sport, dei promotori dell’evento, come anche il business e la nostra immagine nel mondo. Abbiamo fatto ciò che ci è stato chiesto sulla base di una scelta concordata in commissione sicurezza e avallata da Dorna e Fim. Non ci siamo inventati nulla. Abbiamo cambiato tre volte in un anno: un giorno dicono che non gli piace ma è sicuro, quello dopo che è molto insicuro. Serve un po’ di serietà e rigore». Il responsabile della pista difende l'indifendibile, arrivando al punto di respingere addirittura le critiche sull'asfalto, che non viene rinnovato da ormai oltre 10 anni, a tal punto da essere diventato terribilmente abrasivo per gli pneumatici: «Lavoreremo anche sull’asfalto, però sarebbe giusto parlare anche dell’asfalto del Mugello. Provate a chiedere a Valentino del Mugello e vedrete se sarà capace di parlare di quel circuito come ha fatto con Barcellona. Se la prende con noi e non con loro? Io non mi preoccupo, ma allora facciamo le pulci a tutti, anche al circuito degli Stati Uniti. Si parlerebbe così tanto del Montmelò se non fosse stata la tragedia di Salom dell’anno scorso?».

Non solo Valentino
È vero, in effetti, che il nove volte iridato era stato uno dei più duri contro la nuova variante dopo averla provata nelle libere del venerdì: «Non mi piace, è più pericolosa – aveva dichiarato – La prima parte è in contropendenza, è facile perdere l'anteriore e in quel caso si resterebbe stesi in mezzo alla pista. E per di più è brutta, per me non è al livello di una gara di MotoGP: non è un tratto della pista, ma un pezzo di asfalto steso tra due piste. Mi sembra di girare in un parcheggio». Ma è altrettanto vero che pure i suoi colleghi erano della stessa opinione: tutti tranne Marc Marquez, guarda caso l'unico che sembrava guadagnare decimi in quel brusco cambio di direzione, e che per questo avrebbe volentieri messo da parte le preoccupazioni sulla sicurezza. Un unico coro di piloti contro la stessa S, dunque: e, anche se la voce di Vale è indubbiamente una delle più carismatiche, addossargli l'intera responsabilità della decisione di cambiare tracciato è quantomeno eccessivo. Senza contare che gli stessi piloti, con buona pace del direttore della pista, hanno imposto per la prossima stagione una serie di pesanti lavori di adeguamento: dalla riasfaltatura al ritorno del vecchio curvone che veniva utilizzato prima dello schianto di Salom. «Sarebbe bastato allontanare il muro e aumentare le vie di fuga. Ma per farlo bisognava spostare anche la tribuna e non c'erano i soldi», aveva già puntato il dito Rossi venerdì scorso. Stavolta gli organizzatori non avranno più scuse: o si metteranno a posto, o il Gran Premio di Catalogna non si correrà più. Anche se le modifiche, secondo una prima stima, costerebbero oltre 200 mila euro: «Fosse stata solo una mia idea non sarebbe cambiato niente, eravamo tutti d'accordo – ribadisce il numero 46, chiudendo con una nota d'ironia – L'importante è che non chiedano i soldi a me...».