18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Migliora la competitività ma non l'esito

Maledizione Ferrari: va forte, ma anche stavolta qualcosa la frena...

Nel Gran Premio del Giappone finalmente la Rossa è tornata ad essere la seconda forza, almeno sulla base dei tempi. Ma il risultato finale l'ha vista nuovamente fuori dal podio. Colpa delle penalità in griglia, dei doppiati e delle gomme

Kimi Raikkonen davanti a Lewis Hamilton a Suzuka
Kimi Raikkonen davanti a Lewis Hamilton a Suzuka Foto: Ferrari

SUZUKA – Stavolta non è una scusa dei piani alti per giustificare l'ennesimo podio mancato: la Ferrari, a Suzuka, è migliorata davvero. Le novità aerodinamiche provate lo scorso weekend e introdotte definitivamente in questo (dai deflettori ai piloncini dell'ala anteriore fino alla cosiddetta «bat-ala») hanno funzionato, come dimostrano il terzo e il quarto tempo ottenuti ieri in qualifica, davanti alle Red Bull e molto più vicini alle Mercedes. Peccato che nessuno dei due ferraristi si sia potuto schierare effettivamente sulla seconda fila della griglia di partenza: Sebastian Vettel per la penalità rimediata con l'incidente al via di domenica scorsa, e lo si sapeva; Kimi Raikkonen per aver dovuto sostituire il cambio in extremis proprio stamattina. Insomma, dopo gli errori di guida e quelli strategici, in Giappone ci si è messo pure un problema di affidabilità a compromettere una gara in cui, alla luce della competitività dimostrata, la Rossa meritava di più. E così il team principal Maurizio Arrivabene, nella serata nipponica, si ritrova come di consueto a dover recriminare: «Considerata la posizione di partenza che ci vedeva arretrati per via della doppia penalizzazione, oggi abbiamo fatto il massimo», chiosa.

Doppiaggi e gomme
Partire indietro, dalla quarta fila, per giunta su una pista così stretta, in cui i sorpassi sono tutt'altro che agevoli, non è stato certamente il miglior viatico per questa corsa. Specialmente se poi in mezzo si mettono anche i doppiati: «Quando vedono le bandiere blu, alcuni piloti semplicemente si spostano e ti fanno passare, non è così difficile – lamenta Kimi Raikkonen – Capisco che non sia bello per loro perdere tempo, mentre sono impegnati nelle loro battaglie, ma fa parte delle corse. Se però ti tengono bloccato alle loro spalle per un intero giro, questo ti complica la gara. Poteva andare meglio: dalle prove libere alle qualifiche alla gara abbiamo avuto un buon passo. Forse è stato addirittura il nostro miglior weekend, almeno fino alla penalità. Avremmo meritato un risultato migliore, ma è andata così». Iceman ha chiuso in quinta posizione, subito alle spalle del suo compagno di squadra Sebastian Vettel, così competitivo da lottare a lungo addirittura con Lewis Hamilton. Poi anche lui è stato rallentato, non solo dai doppiati ma anche dall'usura delle gomme: «Solo nei doppiaggi ho perso tre o quattro secondi da Lewis – spiega il pilota tedesco – Ma, nonostante la penalità, volevo fortemente il secondo posto, per questo abbiamo deciso di restare in pista quando Verstappen ha anticipato il pit stop per mantenere la sua posizione. Penso che la nostra sia stata la scelta giusta: purtroppo gli pneumatici alla fine non hanno retto così come speravamo, abbiamo avuto più degrado del previsto. Col senno di poi è facile criticare e sono sicuro che tanti esperti avessero già capito tutto; ma sia al muretto che in macchina eravamo d'accordo e io volevo tentare questa strategia, ritardando l'ultima sosta». Scegliere di guardare il bicchiere mezzo vuoto (gli inconvenienti e le sfortune) o mezzo pieno («In pista eravamo la seconda forza», rimarca Vettel) è solo questione di prospettiva. Il dato di fatto, però, è uno solo: anche dalla trasferta giapponese il Cavallino rampante torna a mani vuote, senza podi. Una scena che quest'anno ci siamo proprio stufati di raccontare.