Milan: Berlusconi insoddisfatto, ma il colpevole è uno solo
A margine della consueta cena elettorale, Il patron rossonero ha espresso il proprio disappunto per la stagione in chiaroscuro del Milan. Da Berlusconi però nessuna autocritica per aver consentito il tracollo di quello che una volta era «il club più titolato al mondo».
MILANO - C’era una volta il «club più titolato al mondo». Adesso è rimasto solo una museo pieno di cimeli, una bacheca ricca di trofei, un contenitore zeppo di aspettative disilluse, il tutto governato da una sorta di mostro bicefalo con i volti di Barbara Berlusconi e Adriano Galliani che dall’alto di una pace apparente continuano a guardarsi in cagnesco e a minare la serenità dell’ambiente.
E indovinate un po’ di chi è la colpa di tutta questa surreale situazione? La risposta è scontata e fa rima con la parola «delusioni». Il riferimento ovvio è al presidente Silvio Berlusconi, autentico e assoluto deus ex machina di quella creatura chiamata Milan, portata sul tetto del mondo grazie ad una passione sana, a volte strabordante, contagiosa, entusiasmante, ma poi abbandonato a sé stesso per troppi anni salvo ricordarsene adesso mentre la creatura è agonizzante.
Una volta c’era una società modello
Non ci riferiamo naturalmente solo alla squadra, seppure la sesta piazza a 7 punti dalla zona Champions League non possa rappresentare motivo di soddisfazione né per lo stesso Berlusconi, né per i tifosi. Il problema vero dell’Ac Milan è rappresentato da una struttura societaria che non ha eguali nel mondo. Quello che una volta rappresentava un esempio per la maniera innovativa, geniale, aggressiva ed efficace di gestione, oggi è diventato oggetto di dibattito tra opinionisti e addetti ai lavori, tutti pronti ad interrogarsi sul perché di questo disastro abbondantemente annunciato e ora materializzatosi sotto gli occhi di tutti.
Altro che cicli
E non ci vengano a raccontare che le difficoltà del Milan sono legate solo a un problema di squadra e di ciclicità dei successi. Un discorso del genere sarebbe tollerabile e quindi accettato di buon grado dalla tifoseria se alla base ci fosse un lavoro di ristrutturazione della società e soprattutto di programmazione e di rilancio. Invece in via Aldo Rossi si continua a navigare a vista, fino alla scorsa stagione sperando nelle amicizie di Adriano Galliani, abilissimo a mendicare prestiti e parametri 0 dagli amici fidati, quest’anno addirittura ricominciando a spendere, ma sempre senza una logica e una pianificazione indispensabile per poter tornare a vincere (vedi l’incomprensibile e costosissimo rinnovo a De Jong, il ritorno di Boateng, l’esagerazione di alternative in attacco e la preoccupante mancanza di qualità in difesa e a centrocampo).
Berlusconi: «Sono arrabbiato»
Comprensibile ma fino a un certo punto lo sfogo di Silvio Berlusconi che, a margine della consueta cena elettorale, teatro delle ormai celebri esternazioni di carattere calcistico dell’ex premier, si è lasciato andare a tutta la sua insoddisfazione: «Io sono sempre innamorato, pensi lei che quest'anno ho speso 150 milioni - la risposta del presidente rossonero alla domanda di un tifoso -. Non so quando ritorneremo a vincere, lei non è incazzato?».
Tutte le colpe di Berlusconi
Certo caro Berlusconi, non c’è tifoso milanista che non sia enormemente incazzato, ma non con il fato cinico e baro o con gli arbitri che non concedono i giusti rigori al Milan. Il popolo rossonero è incazzato con lei che ha permesso tutto questo, che ha concesso ad una società modello di diventare oggetto di scherno da parte dell’intero mondo del calcio, che permette faide interne nemmeno fossimo tornati alle guerre tra Guelfi e Ghibellini, che non si assume la responsabilità di tirare già questo tavolo apparecchiato in maniera arruffona e disordinata, riordinandolo da capo come ha già fatto - con successo - 30 anni fa.
Il pesce puzza sempre…
Ecco caro Berlusconi, inizi a fare tutto questo invece di limitarsi a far spendere - male - i suoi milioni. Allora si che avrà il diritto di incazzarsi ed anche tutto l’appoggio della tifoseria. Fino a quel momento non ci saranno scusanti nemmeno per lei, perché come dice un vecchio detto «il pesce puzza sempre dalla testa».
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