19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
Calcio italiano

Malagò: «Se condizionato Tavecchio potrebbe dimettersi»

Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in una intervista al Corriere della Sera. Il numero uno del Coni ha parlato del colloqui avuto con Tavecchio all'indomani dell'apertura dell'inchiesta UEFA aperta sulle frasi di presunto stampo razzista pronuziate da Tavecchio.

ROMA - «Se si sentirà condizionato, Tavecchio potrebbe lasciare la FIGC». Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in una intervista al Corriere della Sera. Il numero uno del Coni ha parlato del colloqui avuto con Tavecchio all'indomani dell'apertura dell'inchiesta UEFA aperta sulle frasi di presunto stampo razzista pronuziate da Tavecchio.
«L'ho sentito, gli ho parlato, sta preparando la sua difesa, mi è parso sereno, sta lavorando molto. Ma aggiungo che se il neopresidente federale dovesse sentirsi condizionato da certi eventi, tipo quello dell'UEFA, o da altre manovre, da pressioni di parte, corporative, non mi stupirei affatto se facesse un passo indietro e rassegnasse le dimissioni».
Malagò non è apparso sorpreso dell'inchiesta UEFA. «Avevo ricevuto segnali in questo senso. E non mi sorprenderei se si muovesse la FIFA e sulle prese di posizione dell'Associazione calciatori anche la procura federale».

SODDISFATTO DEL PROGRAMMA - Malagò dice di aver subito tantissime pressioni, ma di essere in definitiva soddisfatto del programma di Tavecchio. «Ma deve dimostrare di non essere, mi si permetta questa immagine, un re travicello».
Approvazione su Conte ct, su Fiona May alla commissione antirazzismo. E sulla discriminazione territoriale? «Una saggia decisione comunicata malissimo, come se adesso si potesse insultare il prossimo a seconda della sua provenienza, che sia Milano, Roma o Napoli. In realtà scatterà una differente sanzione, più mirata, chirurgica e non solo a danno delle società e degli altri tifosi che nulla c'entrano».

L'ANEDOTTO BRASILIANO - Infine un aneddoto. «In Brasile dopo la sconfitta con la Costa Rica parlai con gli azzurri, tutti mi salutarono, una parola con ognuno, l'unico che si mise le cuffie alle orecchie, passò vicino e non mi salutò fu Mario. Ma non per maleducazione o snobismo, no, penso davvero che forse non si era neppure accorto che ero lì».
La prima cosa che farà quando tornerà nel suo ufficio al Coni? «Definire il progetto scuola e sport».