5 maggio 2024
Aggiornato 17:01
Invasione di campo

Ed ora che ne sarà del Milan? Due gli scenari possibili…

All’indomani della disfatta in Champions League, ci si interroga sul futuro dell’ex club più titolato al mondo. Tanti problemi da risolvere per Berlusconi, da Seedorf a Balotelli, ma a questa squadra serve un progetto serio

Depressione, scoramento, sconforto, avvilimento, sfiducia. Il «day after» dei tifosi del Milan è solo questo. Un sentimento che va al di là della batosta rimediata al Vicente Calderon contro l’Atletico Madrid, che in effetti si poteva pure mettere in conto, e che purtroppo affonda le sue radici nella totale assenza di luce in fondo al tunnel nero in cui la squadra rossonera sembra essersi cacciata.

In questo momento servirebbe un gesto forte da parte della proprietà, un segnale inequivocabile che il Milan è ancora parte integrante delle priorità della famiglia Berlusconi e non c’è alcun proposito di ridimensionamento. Ma purtroppo i messaggi cifrati che arrivano sono di tutt’altro genere.

A cominciare dalla società, rappresentata da una sorta di Giano Bifronte, con Barbara Berlusconi girata da una parte ed Adriano Galliani dall’altra, entrambi Amministratori Delegati del Milan (per scelta del grande capo Silvio), ma con poteri diversi e tutt’altro che in sintonia.

Per finire ad una squadra in mano ad un allenatore-non allenatore (con tutto il rispetto per Clarence Seedorf, ancora molto lontano dal potersi definire tale) e formata da un’accozzaglia informe di vecchie glorie, vecchi mai stati gloriosi, giovani in attesa di crescere e giovani convinti di essere fenomeni, scarti recuperati qua e là, prestiti rimediati in attesa di riscatto e parametri 0 che valgono 0.

Uno scenario a dir poco apocalittico per il popolo rossonero, ormai accartocciato su sé stesso, con la convinzione opprimente che questo Milan appare destinato a cadere sempre più in basso.

A meno che qualcuno, ai piani alti di via Aldo Rossi, non decida seriamente di rimboccarsi le maniche per iniziare a tracciare un percorso nuovo e provare a rilanciare quel ricchissimo pezzo di storia del calcio mondiale che risponde al nome di AC Milan.

Gli scenari possibili sono essenzialmente due: o davvero si trova qualche riccone (russo, arabo o cinese poco importa) disposto ad investire nel brand, una volta davvero appetibile dell’ex club più titolato al mondo, oppure, facendo di necessità virtù, si individuano nuove strade per dare una bella verniciata fresca all’intonaco ormai scrostato di Milanello, provando a monetizzare cedendo i pochi pezzi pregiati dell’attuale rosa rossonera e con quei soldi investire su talenti giovani e di prospettiva.

La prima opzione è quella più difficile, almeno a breve termine. Un ipotetico investitore sarebbe gradito alla famiglia Berlusconi, che – malgrado le smentite di rito – ha già dato mandato alla banca d’affari francese Lazard Ltd. di trovare un possibile partner, ma da qui a chiudere in fretta ce ne corre. Soprattutto perché, più che un nuovo acquirente per l’intero pacchetto azionario rossonero, l’attuale proprietà vorrebbe poter continuare a controllare la creatura di famiglia e quindi cedere solo una quota di minoranza del Milan. Magari con la lusinga del nuovo stadio da costruire entro il 2017. Ipotesi complicata, ma non irrealizzabile, certo non a brevissima scadenza.

Urge quindi mettere a punto un piano B, che consenta al Milan di non sprofondare nel frattempo, negli abissi melmosi della mediocrità. E forse in quest’ottica che va letto il pressing che la dirigenza rossonera sta facendo su Sean Sogliano, attuale direttore sportivo del Verona, già contattato prima da Barbara Berlusconi, poi anche da Galliani. Il giovane ds rappresenterebbe quella ventata di novità di cui il Milan avrebbe davvero bisogno in questo momento, la persona giusta per portare in società idee innovative, progetti di rilancio, prospetti di giovani giocatori da individuare, rete di osservatori da mettere a punto etc. etc.

Quello che adesso al Milan deve essere chiaro è che una soluzione si deve trovare a patto che tutti abbiano le idee chiare su cosa fare e come farlo. A questo proposito potrebbe essere d’esempio il percorso compiuto dalla Roma lo scorso anno, quando grazie alla straordinaria abilità del direttore sportivo Sabatini, sono stati venduti tre dei migliori giocatori giallorossi (Marquinos, Lamela e Osvaldo) in estate, più Bradley a gennaio, a cifre spropositate. E con quei soldi è stata letteralmente ricostruita la squadra chiudendo anche il bilancio in attivo.

Oggi al Milan appare difficile individuare i possibili pezzi pregiati da mettere sul mercato, specie dopo la disastrosa stagione in corso, ma magari Balotelli, De Sciglio, Montolivo e forse El Shaarawy, potrebbero ancora riscuotere un certo interesse, soprattutto in Europa.

Ma i tifosi del Milan accetteranno con serenità la cessione dei talenti rossoneri per iniziare il processo di ricostruzione, come ha fatto la Roma quest’anno?